Uscito qualche settimana fa, si chiama Senza fare rumore l’esordio su lp di Sylvia. Con alle spalle legami forti con l’arte e la fotografia, Sylvia presenta un lavoro da otto tracce sofisticato e dal sound contemporaneo, pur affondando radici solide nella canzone d’autore tradizionale.
Sylvia traccia per traccia
Si parte da Si Ck, che presenta fin da subito le caratteristiche dello stile di Sylvia. Voce forte e particolare, liasons con il cantautorato vintage di decenni lontani, ma anche suoni perfettamente allineati con il contemporaneo. Stessa ricetta per la languida e malinconica Pozzanghera. Solo Cielo si innalza in atmosfere più rarefatte e minimal.
Più “piene” le sonorità di Luce, anche se ci si trova di fronte a un background elettronico, ai confini con noise e drone. Mela F introduce gli archi, che ha un passo lento e cadenzato e atmosfere piuttosto lugubri. Quasi agosto invece si affida al pianoforte, prima di prestarsi a un’evoluzione sonora electro molto più articolata.
Pianoforte anche nell’apertura di Da me. Ma anche in questo caso, dopo l’ingresso, la canzone si apre a fiore, accogliendo idee sintetiche ma non fredde. Il disco si chiude con Insomnia, che apre con un loop vocale che ripete il titolo dell’album, ma che cresce passo dopo passo.
Esordio raffinato e di buon impatto, quello di Sylvia, che prima di questo lp aveva alle spalle soltanto un ep di qualche anno fa. La notevole carica di malinconia del disco è temperata da sonorità utilizzate in modo interessante e sensato. Presto per dire se le (ottime) critiche lasceranno presagire un futuro estremamente brillante, ma di certo il primo passo è stato mosso nella direzione giusta.

