Ci sono tante piccole regolette interne invisibili che TRAKS si è dato nel corso degli anni, tipo di non parlarsi troppo addosso, di non esagerare con l’autobiografismo, di non sbrodolare troppo.
Però qualche piccola eccezione ogni tanto si può e forse si deve fare: c’era questo gruppo punk/post punk inglese che ha scritto canzoni memorabili. Si chiamavano XTC e avevano uno spirito brillante e corrosivo. Per certi versi erano la continuazione dei Kinks con altri mezzi, per altri erano eleganti, snob, cattivi, lucidissimi.
La band è finita anni fa perché si è spezzato l’asse portante costituito da Andy Partridge e Colin Moulding, autori delle canzoni e cantanti, oltre che musicisti, sui quali si erano costruite tutte le fortune della band. Nei tardi anni ’90, ’00, ’10 voci di reunion e reunion effettive si sono anche consumate, tuttavia le ultime notizie davano Partridge come possibilista su una reunion, e Moulding ormai poco interessato alla musica in toto.
E così ora Moulding che ti combina? Tira fuori quattro canzoni nuove di zecca, si fa coinvolgere dall’ex batterista degli XTC Terry Chambers, pubblica un ep da quattro canzoni e, per beffa, lo intitola a una piuttosto evocativa sigla TC & I. Dimostrando che lo spirito e la voglia sono tutt’altro che sepolte.
TC & I traccia per traccia
Scatter me apre il quartetto di canzoni, ed è anche il biglietto da visita del disco. Brano apparentemente molto semplice, con una serenità ironica di fondo, e come da buona tradizione della casa si complica durante il viaggio, con il sax e altre escursioni. Il testo? Oh be’, niente di che, semplicemente le allegre istruzioni che il buon Colin lascia alla propria donna su dove spargere le sue ceneri, in una serie di luoghi evidentemente molto amati (qui sotto il video).
Si prosegue con una un po’ enfatica, almeno sulle prime, e anche un po’ recitata, su cori angelici, Greatness (The Aspiration Song), che racconta le Great Expectations di Moulding, che vorrebbe essere grande come Churchill, Hitchcock, McCartney, Spielberg, Gershwin, giusto per far vedere a suo padre che non è un drogato.
Kenny è probabilmente l’unica canzone “passatista” dell’ep, non soltanto perché l’assetto musicale è quello più propenso a suscitare nostalgie nei die hard fans degli XTC, con quell’insolente riff di chitarra, ma anche perché parla apertamente di ragazzi che hanno perso i loro playground di gioventù. Nota di valore la tromba suggestiva che chiude il pezzo.
Si chiude con Comrades of Pop, lettera aperta ai compagni del pop in cui torna il recitato. Colin scrive ai giovani musicisti per esortarli a conoscere pericoli e svantaggi della carriera tra le sette note. Ma forse il suo sguardo non è proprio rivolto soltanto sui giovani, specialmente quando dice che il bassista e il batterista di una band non è che facciano poi tutti questi soldi (che faceva di mestiere Terry Chambers? Il batterista. E Colin Moulding? Il bassista. Ma saranno coincidenze).
Di per sé le quattro canzoni non rappresentano il punto più alto della carriera di Colin Moulding (e come potrebbero, con quel passato così ingombrante)? Ma dimostrano pienamente che la scelta di rimettersi in pista alle proprie condizioni, quando avesse avuto ancora qualcosa di significativo da dire, è stata del tutto vincente.