The Hangovers, roba per cuori romantici #Intervista

Si chiama Different Plots il nuovo disco di The Hangovers, già cover band, party band, tour band e chi più ne ha più ne metta, convertita ma non troppo alla stabilità dell’album con un lavoro equamente spartito tra canzoni in italiano e in inglese. Il disco uscirà il 3 settembre per Unhip Records, e pubblicheremo la recensione fra qualche giorno. Ma nel frattempo, ecco qualche battuta che abbiamo scambiato con The Hangovers.

Posto che avete una storia particolarmente lunga e interessante, potete raccontare qualcosa di quello che vi ha portato fino a questo esordio su disco?

Provare a creare qualcosa di proprio e personale penso sia naturale, dopo anni di cover la voglia di cambiare o comunque di confrontarsi con il mondo è molto forte. Diciamo che per i primi anni di attività a nessuno di noi interessava particolarmente suonare pezzi nostri, facevamo i live, ci divertivamo un casino e questo bastava, ma alla lunga la voglia di suonare un brano scritto e composto da noi è venuta fuori e così ci siamo messi sotto. È molto divertente e molto più gratificante.

Come potreste raccontare il periodo che ha caratterizzato il lavoro sul disco? Più tensioni o più soddisfazione?

Lo abbiamo registrato agli inizi di quest’anno al Loto Studio che è questa piccola casina di campagna in mezzo alla bassa romagnola tra la nebbia e i trattori, non proprio la location ideale per il tipo di album che abbiamo registrato, che ha invece sonorità estive e solari. Stare insieme ore su ore, cucinare insieme e condividere ogni singolo minuto in studio è meraviglioso, pian piano si crea la tua creatura e questo è molto stimolante. La verità è che in questi momenti la parte più di tensione è sopportare noi Hangovers che per l’ennesima volta ti rovesciano la birra in studio di registrazione!

Perché avete scelto di dividere il disco tra canzoni in italiano e canzoni in inglese? L’impressione è anche che le canzoni in italiano siano mediamente di umore più positivo rispetto a quelle in inglese: c’è un motivo?

Vogliamo suonare e cantare in italiano, ma abbiamo questa fortuna di essere madre lingua e quindi è un peccato abbandonare l’inglese. Siamo uno dei pochi gruppi italiani che quando canta non lo fa con il classico inglese da straniero ma bensì potremmo benissimo essere una band anglosassone e nessuno penserebbe il contrario, quindi abbiamo deciso di portare avanti anche l’inglese. Le canzoni in italiano sono più allegre di quelle in inglese? Magari sotto sotto c’è una spiegazione più profonda ma sul momento ti dico che è del tutto casuale, forse è la nostra vena “beatlesiana” che rende il pezzo in inglese più malinconico e introspettivo.

The Hangovers, la voglia di crescere e di ripartire

Tra i brani più curiosi secondo me c’è “Postumi della viltà”: come nasce il brano?

Postumi della viltà è un buon mix tra rock e reggae. Michele, che ha scritto il pezzo, aveva questo giretto in testa ed era da un po’ che lo strimpellava cercando di “saltarci fuori”, poi è venuto fuori questo ritornello reggae che ci è piaciuto molto, il testo sottolinea il fatto che spesso scappare fisicamente da un luogo per lasciarsi alle spalle errori o fallimenti, lungi dall’essere la soluzione, rischia di aggravare e cristallizzare le situazioni irrisolte. Il finale del pezzo invece, con tutte le voci e il giro di tromba, lascia intravedere una certa positività o comunque la voglia di crescere e di ripartire.

Vorrei avere qualche notizia anche sulla genesi di “It’s on”.

“It’s on” è stata scritta da Victor e in origine era leggermente diversa. L’abbiamo rallentata notevolmente e cambiato qualche nota, la tromba gli ha dato quel qualcosa in più che prima mancava. Il brano parla di quando ti imbatti in una nuova ragazza e questo incontro ti riaccende il fuoco della vita, ti fa venir voglia di ballare e di tuffarti nel mare aperto nuotando con lei verso la luna che sta salendo all’orizzonte. Roba per cuori romantici.

E ora una domanda fissa, che faccio a tutti: siccome si sa che il grande successo musicale si raggiunge principalmente costruendo delle rivalità fasulle (Beatles/Stones, Blur/Oasis, Albano/Romina eccetera), chiederei di scegliervi uno o più rivali e di criticare, anche per finta, i vostri colleghi, che poi ti risponderanno per le rime e tutti venderete molti più dischi. Vi va?

Abbiamo avuto diversi dibattiti tra di noi sul fatto di cambiare nome al gruppo o meno. The Hangovers ci sembrava un nome un po’ adolescenziale e magari era il caso di trovarne uno più serio e possibilmente in italiano. Siamo andati avanti parecchio senza mai però trovare una soluzione che ci soddisfacesse. Alla fine abbiamo deciso di tenerlo anche perché nonostante tutto ci siamo molto affezzionati.

Diciamo che il mondo è pieno di band che si chiamano Hangovers (tra l’altro è il nome originale del film “Una notte da leoni”) e quindi dico che i nostri rivali sono tutti gli altri Hangovers del pianeta. Una band romagnola che si chiamava come noi è stata speronata in autostrada e tutti i membri della band sono stati lasciati nudi nei campi. Gli originali siamo noi, diffidate dalle imitazioni.

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