Mondo Peplum è il nuovo album di Torso Virile Colossale, il progetto musicale alle prese con il mondo antico e con il Cinema Peplum. L’album esce a 5 anni di distanza dal disco d’esordio (Vol.1 – Che Gli Dei ti Proteggano) e fin dal titolo si riallaccia al Cinema Storico/Mitologico italiano con l’intento di evocarne l’immaginario e rendere omaggio alla sua forza visionaria ed ispiratrice. Come per il primo disco tutti i brani sono composizioni originali in bilico tra la musica classica, la colonna sonora e il rock più muscolare e ancora una volta tutte le composizioni sono di Alessandro Grazian che di Torso Virile Colossale è ideatore e fondatore.
Mondo Peplum è una sorta di Atlante del vecchio mondo ma è anche molto di più, come sanno raccontare oltre ai titoli dei brani anche le illustrazioni realizzate personalmente da Alessandro Grazian e presenti nell’artwork. Un album pieno di musica, invenzioni e ospiti prestigiosi come Rachele Bastreghi che canta in Estasi a Tor Caldara, Mario Arcari e Sebastiano De Gennaro.
Torso Virile Colossale traccia per traccia
La partenza, neanche a dirlo, è epica: Titanica! è l’ingresso nel disco, potente e colossale come si conviene. A seguire ecco la corsa de La Biga Falcata, un brano ricco di suspence che potrebbe far pensare a Ben Hur ma anche a inseguimenti particolarmente ricchi di colpi di scena (e di lavoro di archi. Intesi come quelli dell’orchestra, non quelli con le frecce, che qui è un attimo confondere).
Qualche assonanza con Monicelli si potrebbe riscontrare nel titolo di Fenici Miei, che invece ha sonorità muscolari che preludono a fiati insinuanti.
C’è, come anticipato, Rachele Bastreghi in Estasi a Tor Caldara. Ci si potrebbe chiedere se la voce di Rachele sia adatta a un progetto come questo, ma la risposta è sì, visto che si tratta di fare un coro muto di stampo morriconiano a un brano dall’incedere particolarmente importante.
Chi guida l’orgia? La domanda non è priva di interesse. Anche perché l’orgia (che si può anche intendere come “danza rituale collettiva”) è evidentemente molto animata, danzereccia, piuttosto sfrenata e molto orientale, ma anche un po’ partenopea.
Si celebra l’impero con i tamburi che introducono Porpora imperiale, che può far pensare un po’ alle atmosfere del Bolero di Ravel, ma senza l’iterazione del motivo così caratteristica. Qui si procede lungo i viali della gloria con passo solenne, gettando sguardi sulla folla plaudente.
E infatti, ecco Il Trionfo, celebrato come si conviene a piena orchestra, con parti di dramma e parti di consistente vibrazione. Avanza con calma anche l’Elefante da guerra, forse metafora di conflitti più vicini a noi, forse forte nell’incedere di suo, senza voler applicare ulteriori significati.
Dopo il breve intermezzo dei Muscoli nel Carcere mamertino, ecco la danza de L’Etrusca, quasi pop nel suo incedere, sicuramente ricca di colori.
Viene da pensare ai poliziotteschi leggendo il titolo di Babilonia violenta, che in effetti si conferma piuttosto contrastata e vertiginosa. Chiusura in dolcezza e sognante con …E Dio fra gli Dei, per una sorta di assunzione dai toni fiabeschi.
Qui sotto, quasi obbligatoriamente, vi invitiamo ad ascoltare i Calibro 35, se vi piace il lavoro di Torso Virile Colossale. Ma è d’obbligo anche precisare la differenza delle due (assolutamente lodevoli) impostazioni: se i Calibro rileggono e reinterpretano, Grazian con il suo Torso (che fa sempre un po’ ridere, detto così) costruisce brani nuovi, seppur impostati e ispirati ai classici film di genere “peplum”, cioè tutto quel genere, composto di capolavori come di film trascurabili, ispirati all’antichità e girati in costume, soprattutto negli anni Sessanta a Cinecittà.
Ne risulta un lavoro originale, fuori da ogni logica commerciale, forse un po’ nostalgico per un mondo che non c’è più (basta vedere le serie storiche su Netflix per capire la distanza dai lungometraggi dell’epoca), magari in controtendenza ma sicuramente portato a termine con intelligenza e particolarmente gradevole.