Dopo una fortunata campagna di crowdfunding su Musicraiser è uscito Caffè Fortuna, il secondo cd dei Traindeville, duo composto da Ludovica Valori e Paolo Camerini. Dieci canzoni originali in italiano e in inglese oltre a due brani tradizionali (uno italiano, Maremma Amara, e uno proveniente dai Balcani, Ajde Jano).
Caffè Fortuna, il brano che dà il titolo all’album, è stato composto dopo un mini-tour in Lussemburgo. La visita alle miniere di Esch-Sur-Alzette, in cui lavoravano tanti italiani, ha dato l’ispirazione per una canzone che parla di migrazione, di speranza e di lavoro.
Numerosi anche gli ospiti presenti in questo lavoro: dal bouzouki di Stefano Saletti (Novalia, Banda Ikona, Caracas) alla voce della polistrumentista e compositrice indipendente di Seattle Amy Denio (Kultur Shock, OU), oltre a Edoardo Inglese (storica voce della Original Slammer Band) e a musicisti noti della scena capitolina come Adriano Dragotta (violino), Franco Pietropaoli (chitarre, mandola), Dario Esposito (batteria), Antonio Merola (tamburello), il tutto mixato da Eugenio Vatta nel suo nuovo studio romano.
Traindeville traccia per traccia
Un incedere ritmato e vaghi sapori d’Oriente si insinuano ne La mia Strada, traccia d’apertura del disco. A seguire Caffè Fortuna, title track morbida e malinconica, in cui alla fisarmonica si associano i violini, a raccontare storie tristi e antiche (ma quando si parla di lavoro, emigrazione e povertà le storie antiche e quelle nuove si assomigliano in modo inequivocabile).
La Taranta Migrante rimane su temi simili, ma con un ritmo ovviamente molto più tarantolato. Serenata leggera è una prima gita a Roma, città natale del duo, qui omaggiata con un pizzico di dialetto e con l’antica consuetudine della serenata.
Più leggera Senza l’Amore, brano veloce e pop. Si torna nella Capitale con Roma Randagia, canzone “di strada”, dal cuore evidentemente popolare. Anche Nella Notte si ambienta in strade e piazze, ma sotto la Luna e con atmosfere più romantiche e ricche di rimpianto.
Ecco poi la cover, potente ed evocativa, di Maremma Amara. Si passa all’inglese per l’interpretazione di Monsters, canzone animata e discretamente misteriosa. Se ti vedessi ha un sapore e un ritmo molto antico, in un brano soffice ma ricco di rancore.
L’ascoltatore rimane circondato da emozioni estremamente malinconiche con la lunga Ajde Jano, con violino e sonagli e con un netto cambio di ritmo a metà brano. Si chiude con una morbida Dreamlands, che torna all’inglese.
Nel disco dei Traindeville si ritrova un po’ dello spirito che permeava molti dischi italiani dei primi anni Novanta: ascoltavi Modena City Ramblers, Ustmamò, Tetes de Bois e, fatte le debite differenze sonore, incontravi lo stesso tipo di spinta, magari anche ingenua ma sicuramente molto genuina, che negli ultimi anni si è un po’ spenta.
Oltre a questo, va notata la capacità del duo di variare lo spartito senza fatica, e di gettare un occhio sia ai temi “grandi” sia alle storie piccole con grande disinvoltura.