Tuma: la realtà fa già ridere così com’è

Tuma nasce a Nardò il 9 giugno 1997 e fin da piccolo dimostra di essere un abile intrattenitore. Dopo il diploma si iscrive al conservatorio Tito Schipa di Lecce dove inizia a studiare chitarra jazz, tramutando in studio la sua passione per la musica, accompagnata da quella della scrittura.

Le sue canzoni raccontano storie di vita quotidiana, storie semplici, vissute e non, guardate dalla prospettiva di uno studente squattrinato qualsiasi che vive alla giornata insieme ai suoi coinquilini, con la convinzione che spesso, come direbbe un suo caro amico, basta una chitarra e una bottiglia di rum per star bene.

Tuma rispolvera un suo vecchio pezzo vestendolo di un nuovo sound, si tratta di una versione 2.0 del singolo Mi piacerebbe evitare. Il brano ha sancito l’inizio del suo percorso artistico quando ancora non sapeva di voler fare il cantautore. E allora proviamo a fare un gioco. Proviamo a tornare indietro a due anni fa, ad un Tuma ventenne, politicamente scorretto, a un Tuma che iniziava a cantare ironicamente il suo modo di vedere il mondo. In radio una musica giocosa e frizzante, addosso un balletto stupido e in testa tanti ricci.

Mi piacerebbe evitare è una canzone politicamente scorretta il cui obiettivo è quello di urlare a gran voce tutto ciò che avremmo sempre voluto dire, ma non ne abbiamo mai avuto il coraggio.

E voi quante cose avreste voluto evitare?

Ciao Tuma! Per iniziare raccontaci quando hai capito che fare musica era per te un’esigenza…

Diciamo che ci sono arrivato durante l’adolescenza. Ho iniziato a studiare chitarra da piccolo (8 anni), nello stesso anno iniziai a giocare a calcio. Inutile dire che all’epoca il mio sogno era quello di vincere il Pallone d’oro. Intorno ai 14 anni ebbi un’illuminazione: a giocare a calcio ero una sega…

No dai scherzo (non sul fatto della calcio, lì ero veramente una sega), a 14 anni mi sono reso conto che la musica era il mio mondo. Ho scoperto un modo di comunicare che mi divertiva molto e allora ho iniziato a giocarci. Ora è la mia vita.

Possiamo definirti un cantautore (come dici tu sui social squattrinato e disoccupato) dalla forte vena ironica, eri così anche da bambino?

Sì, ero un cretino anche da piccolo.

Mi piacerebbe evitare #2 è il titolo del tuo nuovo singolo, una serie di situazioni scomode che almeno una volta nella vita tutti avremmo voluto evitare. Raccontaci di quella volta che…

Un anno mi sono fatto assumere come schiavo in un parco acquatico pur di lavorare la settimana di Ferragosto… traffico, caldo, gente ammassata in spiaggia e i P.R. delle discoteche che ti fermano per strada con la violenza psicologica di un testimone di Geova… un incubo che quell’anno sono riuscito a evitare.

Anche il tuo singolo precedente Una canzone sconcia era una critica velata, infatti dietro i tuoi brani apparentemente scanzonati, si nascondono significati anche sociali e politici. Come nasce una canzone di Tuma?

Una canzone di Tuma, generalmente, nasce dall’osservazione della realtà, delle dinamiche sociali, che poi riporto nei miei testi con un pizzico di ironia… la cosa buffa è che molto spesso la realtà fa già ridere così com’è e non ha bisogno di grosse manipolazioni.

Per un cantautore suonare dal vivo è il pane quotidiano, come è la situazione live dalle tue parti (in provincia di Lecce) e come vivi questa dimensione molto intima?

Per quanto riguarda i live ci stiamo lavorando. Sotto il punto di vista “Covid” in Puglia siamo stati abbastanza fortunati e quindi sicuramente tra luglio e agosto qualcosina riusciremo a metterla su. L’intimità dei live in streaming nella cameretta è stata carina la prima settimana, poi, detto francamente, ha un po’ scassato i cosiddetti…

Sono arrivato a un punto, in quarantena, che la notte sognavo Diodato che cantava Fai rumore (pezzo che adoro, intendiamoci) in cameretta e mi svegliavo urlando “BASTAA!!” … Purtroppo i live senza pubblico sono come una festa senza invitati, non hanno senso.

Ci sono dei cantautori, sia della tradizione italiana, che moderni, che consideri una particolare fonte di ispirazione?

Certamente… son cresciuto a pane e De Gregori. Poi Gaber e Jannacci mi hanno molto influenzato per quanto riguarda il lato più ironico della mia produzione. Un artista che ho approfondito intorno ai 18 anni e che mi ha ispirato molto, invece, è Daniele Silvestri, al quale i miei generosissimi ascoltatori mi hanno spesso accostato.

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