Gli angeli di Wenders è il nuovo disco della Turi Mangano Orchestra. Quando Wim Wenders ebbe l’idea di girare Il cielo sopra Berlino, iniziò a camminare per le strade della città annotando su un taccuino tutte le cose che lo colpivano. Allo stesso modo, le canzoni de Gli angeli di Wenders nascono dagli appunti presi su un registratore portatile in questi ultimi anni, tracce vocali e assoli di pianoforte.
L’album è stato registrato una prima volta nella primavera del 2016 ma, non contenti del risultato, i T.M.O. si sono presi del tempo per scrivere nuove canzoni e provare nuovi arrangiamenti, cercando di dare una forma più completa al nuovo lavoro. Così, a quattro anni di distanza dall’esordio di Naturale ep, la band siciliana torna con un album decisamente post-rock, dove la chitarra e il pianoforte restano spesso in evidenza e la sezione ritmica scandisce il ritmo di ogni brano.
Nei testi, che sfiorano l’ermetismo, si racconta di Alzheimer (Altrove), dei sogni in cui appariamo diversi dalla realtà (Sospesi), di storie d’amore complicate (Randagi), della voglia di crescere cambiando atteggiamento (Da qui in poi) e del rapporto tra padre e figlia (Mai come adesso, testo scritto da Rosa con la supervisione di Marco).
Turi Mangano Orchestra traccia per traccia
Il primo brano del disco è Altrove: come da abitudini ormai consolidate, nel pezzo si affiancano istinti classici e cantautorali e sonorità invece molto più contemporanee, qui con spunti apertamente rock.
Rimane più sospesa Neve, circondata da sonorità più tenui ma presenti, su un giro dispari e sensazioni jazz che si muovono nel background.
Le sensazioni si fanno ancora più diradate in Mai come adesso, che parte quasi con la voce nel vuoto per poi riempirsi piano piano di suono e di senso.
C’è invece molto drumming e sonorità piuttosto potenti in Randagi, pezzo po’ più ruvido e molto mosso.
Si torna a momenti più morbidi con Sospesi, che tiene fede al proprio titolo con nuvole di suggestione dalle quali emerge la voce.
Si esce poi a riveder le Stelle in un cielo un po’ oscuro ma non senza speranze. Da qui in poi parte rullando e picchiando, con una chitarra addolorata ma anche con un finale morbido di pianoforte.
La chiusura del disco è riservata a Le cose che volevi, morbidissima ma con una certa inquietudine che cresce,
Il disco della Turi Mangano Orchestra dimostra attenzione e moltissima cura, ma soprattutto un equilibrio ben riuscito tra i vari elementi messi in campo.