Mario Grande pubblica il suo terzo disco: Il corpo, l’anima e la mente prodotto da Annachiara Zincone. Lo abbiamo intervistato.
Ciao Mario, parlaci del tuo nuovo disco “Il corpo, l’anima e la mente”. Come è nato?
Scrivere canzoni per me è sempre stata una necessità. Le prime le ho scritte che ero ancora un bambino e per tanti anni sono rimaste chiuse nei miei cassetti. Scrivo la notte e quelle parole che cerco m’inseguono anche durante i sogni, mentre sono in dormiveglia mi viene in mente un verso, prendo il foglio sul comodino e aggiungo, correggo… Quindi direi un album suonato ma soprattutto “sognato”.
C’è un brano a cui sei particolarmente legato? Se sì, qual è e perché?
Più di uno perché ogni brano di questo album racconta un’emozione diversa che arriva da un ricordo, dalla necessità di dire qualcosa a cui tengo particolarmente o come dicevo prima da un sogno. Sul mio personale podio metterei Io ti guardo, che ho composto durante il difficile periodo della pandemia, Fari negli occhi dedicata a quelle donne che purtroppo si sono perse in relazioni pericolose e in cima davanti a tutte I fiori di Cutro.
I Fiori di Cutro è un brano quasi politico. Si parla dei migranti e del loro difficile viaggio. Come è nato questo brano?
Volevo raccontare la tragica storia del naufragio avvenuto nel paesino della Calabria a febbraio del 2023. In particolare la storia di quelle madri e delle loro bambine costrette a un viaggio disperato per fuggire da territori dove alle donne vengono vietati i diritti fondamentali persino quello di studiare. E’ un brano che ho scritto in una sorta di trance creativo causato dal dolore e dalla commozione per quello che era successo.
Niente Spotify, niente streaming. Hai scelto il supporto fisico, il contatto reale. È nostalgia o è rivoluzione?
Entrambe, qualche volta ritornare al passato può essere rivoluzionario. Ho scritto un album con la speranza che qualcuno lo divori dall’inizio alla fine come si fa con un libro e come si faceva una volta quando si comprava un vinile, si faceva scendere la puntina e cominciava un viaggio interrotto solo per alzarsi e girare il disco. Oggi con lo streaming si salta da un brano all’altro, la musica è solo un sottofondo e i testi spesso diventano superflui. Mi auguro che questo sia un disco non solo da ascoltare ma da aprire, toccare, guardare e vivere.
Quali sono le soddisfazioni più grandi che hai ricevuto dalla musica?
Sono davvero molto grato a tutte le persone che sui social mi scrivono cose meravigliose perché apprezzano le mie canzoni e i miei video musicali e poi intimamente provo una grande gioia nel comporre, in quei momenti il tempo si ferma e volo via.
E chi ti ha avvicinato a questo percorso?
Credo il DNA, mio padre era un poeta e forse ho ricevuto in eredità qualcosa di quella passione e di quella voglia di scrivere e raccontare.
Ultima domanda: prossimi progetti?
Finire il lavoro legato a questo album, che prevede una serie di video dedicati a ogni brano, pubblicare qualcuna di queste canzoni anche in lingua spagnola e poi finalmente dedicarsi ai live.