Anticipato dal singolo Atlântico, l’ensemble bergamasca Alèri, fondata da Valerio Tintori, debutta sulla lunga distanza con Quasi Dipinto, album d’esordio distribuito da Totally Imported.
Un disco che ha visto coinvolti nella lavorazione più di dieci musicisti, tra cui una sezione fiati e quattro coriste. sfumature jazz provenienti dal Sud America si ibridano a groove e testi di matrice cantautoriale in italiano.
A volte sento di riuscire più agilmente a parlare di una sensazione e metterla in musica se lo imposto come un dialogo, o come una lettera a qualcuno. Un’ulteriore riflessione sulla complessità di un rapporto, specialmente quelli che finiamo per idealizzare, e poi la disillusione, che porta a riflettere su ciò che ci circonda e sulla società che abitiamo
Alèri traccia per traccia
Storie di perdita ma senza una disperazione particolarmente evidente quelle che si consumano con il piano e i fiati di Atlântico, brano d’apertura e primo singolo con un po’ di malinconia ma anche molto movimento.
Si prosegue con Dipinto, decisamente più animata e con umori sostenuti. “Anche il disordine può avere un senso“, soprattutto se si seguono ritmi jazzati su percorsi con retrogusti vagamente tropicali.
Più sommessa, almeno sulle prime, ecco poi Reale: un’esigenza di realtà che dia sostanza ai sentimenti, mentre un contesto orchestrale provvede il romanticismo necessario.
Si torna a muoversi su tempi medi con Bambina, che si muove sinuosa su una linea di basso che sa di funk. Fiati e altre linee di basso particolarmente mobili su Innamorata: un rifiuto trasformato in r&b, per constatare le conseguenze di una trasformazione.
Piuttosto incisiva la partenza di Arrivederci logica, che sa di energie mediterranee (e fa pensare un po’ alla scrittura di Pino Daniele). “Nella vita il meglio arriva sempre quando resti in mutande“: fuor di metafora il pezzo fa ballare anche quando ragiona sul non eccedere con il ragionamento.
Tempo di raccontare Milano e le voglie di fuga che suscita, con ritmi ora più rapidi ora rallentati, per qualche momento di riflessione, tra i re e i servi che si incontrano in città.
C’è un movimento guizzante e mercuriale con Ludopatia, con i fiati che sorreggono correnti ascensionali. Il pezzo vive momenti e umori diversi, e termina fischiettando. Chiude il disco Solo cose vere, che si fa più minimale per quanto riguarda i suoni, al fine di ottenere intensità e intimità.
Bel progetto, belle idee e ottima creatività per Tintori/Alèri: il disco sembra prendere forma in corsa e invece probabilmente è frutto di anni di scrittura, ma suona estremamente vivo e pulsa forte. Senza eccedere con vintage e nostalgie, Tintori mette insieme il meglio della propria ispirazione per mezz’ora abbondante di musica suonata benissimo e di passione vera.
