Moonari, “Sono nato debole”: recensione e streaming

Esce su tutte le piattaforme digitali Sono nato debole, il nuovo album del progetto solista di Giovanni Cosma, in arte Moonari. Il disco, già anticipato dai singoli Nostalgia e Città Del Futuro, segna un nuovo capitolo per il cantautore che emerge dall’underground romano presentato la sua autobiografia musicale che si compone di debolezze, trasferte all’estero, silenzi e relative soluzioni (meccaniche, in questo caso). Dedicato a chi ha imparato a stare bene, nonostante tutto.
L’ordine e il filo conduttore di questo disco sono estremamente importanti. Come con “OK Computer” dei Radiohead (“scusa Thom il paragone“, commenta Moonari), i brani partono in un modo, finiscono in un altro e vengono sintetizzati sul finale con l’ultimo pezzo, creando di fatto un concept album: l’inizio di qualcosa di nuovo.
Moonari traccia per traccia
C’è del panico e ci sono ansie all’interno del giretto di chitarra di Città del futuro, introduzione morbida ma non troppo tranquilla dell’album.
Si accelera un po’ ma conservando un mood accogliente con Fammi Spazio, che vede la partecipazione di Giargo in Arte e Silvia Guazzetta, in un brano dal sapore vagamente tropicale.
Rallentamento improvviso e malinconie acustiche per Dimmi Cosa Dire, che poi aggiunge un po’ di ritmo e si scompone in modo quasi jazz.
Torna Giargo in Arte per Giocà a pallone, che si fa fitta nel fraseggio e capace di agire su livelli sonori diversi, mescolando canzone d’autore, hip hop e jazz. Ecco poi la cover, in punta di penna, di Estate di Bruno Martino, di cui si evidenzia il senso di malinconia agile.
Si allargano gli spazi e si fa entrare il synth in Io penso troppo, colorata ed espansa, con un ulteriore intervento rap di Giargo In Arte. Poi un minuto per Momento triste (interludio).
Inizia poi La mia primavera, che parla di attese e utilizza il falsetto, per lasciare poi spazio al pianoforte che si prende la linea melodica e traccia una traiettoria fluida e mobile.
Dopo l’intermezzo di MIOSDR, ecco gli effetti vocali di Nostalgia, che è sostanzialmente una canzone rock-pop, con una spina dorsale ritmica robusta e la voce che gioca a nascondino, emergendo e poi sommergendosi, e poi tornando in primo piano.
Voce e chitarra acustica per Mi sono innamorato in sogno, che racconta di donne che non esistono, avvolgendosi in un loop che si trasforma in psichedelia. C’è spazio anche per Sogno (interludio), che prosegue le idee precedenti vestendole di colori scuri.
Dichiarazioni di debolezza quelle che danno inizio a Vivo in Italia, che chiude in modo moderatamente tranquillo l’album.
Progetto interessante e difficilmente catalogabile, quello di Moonari. Interpretando perfettamente le sensibilità, ormai senza più confini di genere, del presente, qui si mescolano sonorità per ottenere panorami sonori particolarmente vasti, ricchi di sensibilità e di gusto.