Benché la loro pagina Facebook sembri voler dimostrare il contrario, soprattutto attraverso le immagini, i Lomax sono una band di Modena piuttosto aggressiva, che ha appena pubblicato l’ep Oggi odio tutti, giusto per conferma. Cercando di filtrare tra gli influssi hardcore, noise e post punk che il trio propone li abbiamo intervistati, non prima però di averti regalato il free download della loro traccia Manhattan.
Potete riassumere la vostra storia fin qui?
La nostra storia parte più o meno un anno fa in una serata mediamente alcolica quando Matteo conosce Galla e decidono di mettere su una band a cui successivamente si unirà anche Greta. Nel giro di qualche prova abbiamo definito subito il nostro sound che nelle nostre intenzioni è influenzato dalla scena musicale americana lo-fi sviluppatosi dalla fine degli anni ’80 e negli anni ’90. La scelta del cantato in italiano invece è stata fatta per la comune esigenza di volere confrontarci con la nostra lingua.
Dichiarate di arrivare da tre ambienti musicali diversi, ma l’ep suona piuttosto compatto e omogeneo. Come avete messo insieme le vostre esperienze?
E’ venuto tutto molto naturale e abbiamo cominciato a suonare senza imporci particolari limiti ma semplicemente unendo le nostre idee nel modo più semplice possibile. Eravamo tutti e tre abbastanza spaventati del fatto che quello che ne sarebbe venuto fuori potesse sembrare poco eterogeneo. In realtà fin da subito tra di noi c’è stato molto feeling sia dentro che fuori le prove.
Come nasce “Manhattan”?
Era una delle prime prove che facevamo e Matteo è partito con questo riff di basso molto semplice e ripetitivo, poi abbiamo aggiunto chitarra e batteria e abbiamo unito tutti i pezzi che si erano creati attorno a quel riff. Questo è stato il pezzo che ci ha fatto capire che quello che stavamo facendo ci convinceva davvero e che ha per primo inquadrato il nostro sound
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Matteo usa un Hofner violin (perché i Beatles, mio dio i Beatles) suonato quasi esclusivamente ad accordoni e due ampli di cui uno da chitarra (per il disco ha usato un Marshall 100w mosfet) e uno da basso (un Music Man Reissue con un cono gigante). Valentina usa una Telecaster Cabronita che è un po’ particolare perché al manico ha uno di quei pickup tipo Gretsch che le dà un pulito su un Fender Tweed che ha un suono di base abbastanza sporco. Greta invece ha una piccola Ludwig che seppur piccola ha dei suoni molto grossi e ciccioni che sono una cosa che ci piacciono molto.
Potete descrivere i vostri concerti?
A volte pensiamo che sarebbe bello vederci dalla parte del pubblico, giusto per capire come sono i nostri concerti. Da dentro solitamente sudati e alla fine di ogni concerto ci ripromettiamo di urlare di più al prossimo. In ogni caso la costante è quella di avere sempre i volumi alti.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Secondo noi Cosmetic e Gazebo Penguins hanno fatto uscire due album spaventosi quest’anno, amiamo tutti e tre i Modotti che sono un gruppo di qua vicino. L’altro giorno eravamo a vedere i FASK a Bologna è sono uno dei live migliori in assoluti, non siamo gente che poga ed eravamo comunque sudati. Giovanni Truppi è un genio, sia a scrivere sia a comporre. E poi un altro po’ di band che fanno concertini a cui noi andiamo spesso e che conosciamo personalmente ma che voi forse no come Moscova, Smash, Setti e un altro bel po’.
Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?
Rape me – Nirvana
Don’t – Dinosaur jr
Sotto prescrizione del dott. Huxley – Verdena
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