Gravity è il quinto album in studio dei brianzoli Aim, un disco dove le chitarre elettriche incontrano nuove influenze. Gravity celebra quello che da ormai vent’anni è la musica, aggressiva e distorta, degli Aim, senza vincoli di genere e influenze.
Nuovi e già collaudati orizzonti sonori, analogico e digitale, ambient e punk, sussurri e grida, per rimescolare il modo di fare musica degli Aim in chiave 2020, senza dimenticare quello che si è imparato in vent’anni di onorata carriera sulla strada.
Aim traccia per traccia
C’è l’autotune (ma nessuna traccia di trap) in Parallel, brano d’apertura del disco, che si sviluppa su ritmi irregolari e con una certa atmosfera soffusa.
Molto più robuste le atmosfere di Superweeds, che segue a rotta di collo e con atteggiamenti electro-rock contemporanei.
Ma l’aggressività diventa regola con No Regrets, altro brano corale e bello carburato, seppure di buon umore.
Idee e pensieri diversi quelli di Gravity, totale track pensierosa e costruita su un drumming quasi marziale, ma anche su molti ripensamenti e nostalgie.
Arriva piano e un po’ per volta Fight Back! The Weekend, a loop come testo e accerchiante per quanto riguarda i suoni.
Punta invece dritto al sodo Exxon Gambling, impetuosa e molto muscolare, con echi 90s ma anche sensazioni piuttosto attuali in corso.
Sensazioni molto elettroniche e in allargamento quelle di Stop Fighting, una delle tracce più alternative del disco.
In My Rifle ha una partenza molto altisonante, con batterie attive, poi rallenta, poi riparte sul serio, disegnando traiettorie molto plastiche e internazionali.
C’è spazio anche per momenti di dolcezza con la delicata Sweet Turquoise, che rimbalza fino in fondo su battiti forti.
Love You, Red Irreverent! Ha un piglio decisamente diverso e attacca quasi da subito, pur ospitando passaggi sussurrati da alternare ad altre muscolarità.
Una certa malinconia filtra da Always Erasing, alimentata dai backing vocals e dalle sovrapposizioni.
Si finisce dimostrando che ci sarebbe energia bastante anche per un altro disco intero: Poisoned è la traccia di congedo ma è anche uno dei pezzi più dinamici del lavoro.
Vent’anni e cinque dischi sono una certa garanzia di maturità artistica, che in questo caso gli Aim accoppiano con una grande consapevolezza dei propri mezzi e di ciò che accade intorno, a livello musicale.
Ne esce un disco completo e solido, pronto per i mercati internazionali e ben inserito nelle tendenze sonore più attuali.