Esce il primo disco del progetto Amado, alter ego musicale di Diego Pani. Un nuovo capitolo dal titolo Riviera Airlines, un disco dal sound internazionale eppure, a partire proprio dal titolo, che non può che dover tanto anche all’Italia. Amado, che divide le sue origini tra le nostre terre e il Brasile, gioca con la sua tristezza sfacciatamente pop e ci regala uno dei momenti musicali più intensi della scena indipendente, dolce amaro e trascinante.
Il disco di esordio di Amado, trova quindi riferimenti musicali eterogenei attinti dall’ampio background del cantautore, mantenendo un filo conduttore e una freschezza assicurate dalla mano del giovane produttore Narduccey (Alfa, Big Mama).
Amado traccia per traccia
Problemi di sonno e sonorità scomposte in Dalmazia, che apre il disco su idee power pop abbastanza robuste e spesamenti geografici.
Questioni di tempo invece su TD 1C, con Alberto Bazzoli e con un sound più morbido e un testo descrittivo. Tocca poi alla scanzonata Brizzi, con ambientazione bolognese e tematiche molto young.
Perplessità diffusa su Rivoluzione (bisognerebbe conteggiare i pezzi che si intitolano Rivoluzione, rivolta eccetera e che invece sono perfettamente innocui e parlano d’altro, tipo questo), che ospita un duetto con Monia.
Si passa da Babbo, voce e organetto, che ha toni e accenti intimi. Trenta secondi di Skit e poi decolla il Concorde, che parla di lacrime e aperitivi, su sonorità ondeggianti e ondivaghe.
Curioso riferimento artistico quello che emerge da Marcello Cammi, con Naesh, in vista di una vita ideale un po’ bucolica e “senza argini/senza ordini”.
A contrasto, ecco poi una Milano che in realtà cerca il mare e l’amore, con la chitarra a fare da contrappunto alla ricerca. Si chiude con Amelia, voce e pianoforte, dolcezze sparse e melodia.
Poppettino carino quello regalato da Amado, che al di là delle ascendenze sudamericane e dei riferimenti ai viaggi nel titolo, suona molto “italiano”, quasi itpop, forse un po’ indie.
