Scritto in occasione di un rocambolesco viaggio in India, I diari della stampella è l’album di esordio di Andi & le Banane, la nuova creatura musicale di Ezio Castellano. Il titolo dell’album fa riferimento all’incidente accaduto a Ezio poco prima della sua partenza, che lo ha costretto a vagare per l’Oriente in compagnia di una stampella, diventata poi un’inseparabile amica di questo viaggio intenso e personale.
I diari della stampella non sono soltanto la narrazione grottesca di quella avventura, ma anche la descrizione di una condizione emotiva oltre che fisica con cui si affronta la vita.
Composti e arrangiati durante un momento di pausa del progetto La banda del Pozzo, questi dodici brani rielaborano frammenti, bozze e appunti raccolti negli ultimi anni per dar voce a ciò che l’autore definisce “le parti più nascoste, ciniche, malinconiche e romantiche di me, la mia autoironia, il mio amore per la Sicilia, la gratitudine per tutti i posti visitati in questi anni e la riconoscenza per ogni sorriso e lacrima versata.”
Andi & le Banane traccia per traccia
Si parte dalle allegrie klezmer di Bang Bang, cantata con un finto accento anglosassone alla Mal dei Primitives (quel tipo di paragoni che ti suggeriscono che dovresti smettere di far finta di essere giovane, peraltro).
Siamo in ambito melodico, ma tipo anni ’50, con La più bella virtù, che con pianoforte e archi prova a disegnare un piccolo mondo antico, sempre con un filo di ironia.
Si torna a ballare, ma tipo una quadriglia, con Lola, che ha aspetti leggeri e drammatici insieme, che parla di amori lontani e di chiari di luna.
Altri punti di riferimento al femminile con Maruzza, punteggiata dalla fisarmonica e sorretta dagli archi, con un po’ di Capossela e un po’ di Tim Burton sullo sfondo, in un’atmosfera di bizzarro noir.
Dopo l’intermezzo strumentale Merci, ecco Quando mi guardi e non parli, altro momento languido, che trova più sostanza sul percorso.
Quelli del Tul Bar è quasi countreggiante, pur mantenendo aspetti morbidi, soprattutto con il cantato.
Merletti di banjo (probabilmente) aprono Raccontami di lui, che sa di Est Europa, con qualche aspetto gothic e molti risvolti grotteschi.
Ritornerò, che è fra i singoli, sembra molto più mediterranea, ma finisce per svilupparsi in altezza e in intensità, con un impatto complessivo molto forte.
Un po’ filosofica ma anche con qualche “shalalala” ecco poi Se ti va. Si corre nella prateria con Sono incantevole, baldanzosa e zampettante.
Si chiude con Vecchia amica, sguardi da una finestra e sul tempo passato, con il violino a prestare i suoi colori.
Originale, fuori contesto e chiaramente passatista, il disco di Andi & le Banane ha un fascino innegabile, presentato con gusto e ironia, che però non distoglie dalla sostanza di canzoni “vere” e scritte con cura.