TRAKS, anche oggi, ti offre cinque suggerimenti in breve di dischi ed ep che ti potresti essere perso per strada.

Brusio, “Epidurale”

Si chiama Epidurale l’ep, autoprodotto, eseguito, scritto e interpretato da Brusio con la partecipazione di Marino “Målima” Peiretti (chitarra), Silvia Ballinari (coro, fisarmonica) e Jacopo De Motoli (violoncello). Tre tracce originali e tre cover tra elettronica, qualche sensazione hip hop e qualche idea da cantautore. Le tre cover sono scelte in modo originale: ci sono una desolata Caro amico di Mauro Pelosi, Soli si muore di Patrick Samson e Procrastinatosi di The Unsense, tra sensi di smarrimento e qualche sentimento funereo. Nei pezzi originali c’è una certa propensione a escursioni musicali in campi curiosi, come nel caso de La città dell’abbandono. Divagazioni tra fisarmoniche e allusioni (allusioni?) sessuali ne Il Cavallo Del Suo Esser Troia. Un progetto senza dubbio originale e interessante.

 

Sunset Radio “Vices”

I Sunset Radio sono una band punk rock proveniente da Ravenna. Nati nel 2015, fanno evidente riferimento al punk-rock californiano degli anni Novanta. Dopo il primo ep (Dreams, memories and late nights – autoprodotto), ecco Vices, per This Is Core. Le tracce sul disco, dieci in totale, si alternano a velocità molto alte, con i fantasmi dei Green Day, Offspring, talvolta Foo Fighters che si alternano nel background (per esempio con Surrounded). I pezzi si susseguono con continuità e ritmi sempre energici, con le chitarre in evidenza. Qualche episodio, come My Summer, si concede piccole pause di ripensamento, senza per questo schiacciare meno sull’acceleratore. In altri casi, invece, per esempio Bed of roses, si può avvertire qualche influenza, soprattutto ritmica, dell’hardcore.

 

The Wanderer, “Born in a Room”

Gabriele Minchio, in arte The Wanderer, pubblica Born in a Room: il disco propone un sound indie folk con influenze southern rock. Sette brani i cui testi affrontano tematiche ben precise che rispecchiano il periodo in cui sono stati scritti. Gioie e sofferenze legate a una storia d’amore animano canzoni come This Pain (qui forse più le sofferenze che le gioie). Voce e chitarra acustica e poco altro bastano per pezzi come Cadillac, in cui la linearità del folk si unisce a buone doti vocali. L’album vive, come spesso in questi casi, alti e bassi umorali, tra ballads intense come Glimmer e pezzi meno pensosi. Come per esempio l’animata All My Faith in You, probabilmente uno dei pezzi migliori del disco. L’album scivola in modo piacevole e interessante, perfettamente integrato nell’onda lunga del cantautorato folk che è partita dalle coste dell’Atlantico ma che ormai ci ha sostanzialmente sommerso.

Malkovic, “Malkovic”

I Malkovic sono una band alternative rock nata a Milano nel 2014 a opera di Giovanni Pedersini (voce, chitarra) ed Elia Pastori (batteria, elettronica) e trovano la loro formazione definitiva con l’entrata di Fabio Copeta al basso. L’ep omonimo di debutto contiene quattro tracce che cercano strade elettriche con un certo tasso di creatività. Si prenda per esempio Carlo, la traccia di apertura dell’ep, che attraversa fasi ora costruttive ora distruttive, con qualche passaggio psichedelico e una grande attività di chitarra. Insieme a pezzi più determinati come Ufo, ci sono brani in chiaroscuro come Tre, che mettono sul piatto una certa versatilità. Chiusura di potenza con Nucleare, per un ep che è un buon assaggio delle capacità della band milanese.

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Ian Fisher, “Koffer”

Statunitense ma con un buon seguito da noi, il cantautore Ian Fisher ha pubblicato il proprio nuovo lavoro, Koffer (Rocketta Records in Italia). Già a partire dal titolo (che in tedesco significa “valigia”), Koffer riflette la natura girovaga del songwriter americano e rivela alcune influenze dalle scene musicali indie viennese e berlinese con le quali Fisher è stato in contatto negli ultimi dieci anni. Il disco sembra piuttosto carico di energie positive, soprattutto in pezzi come Candles for Elvis, già presentata come singolo. Le frequentazioni viennesi e berlinesi echeggiano in testo e sonorità di Koffer, la title track, mentre Thinkin’ about it riporta su binari più tranquilli, melodici e standard. Il disco, che si compone di undici tracce compresa una versione acustica della stessa Koffer, riesce a far viaggiare attraverso ambienti di sonorità differenti: si va dal rock-pop di Seriously Who alla tradizione country di Settin’ in, per una proposta nel complesso molto gradevole e di buon interesse, a conferma di un talento notevole. Ian Fisher tornerà il Italia il prossimo gennaio con un lungo tour che toccherà molte città da nord a sud del paese.

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