Di Chiara Orsetti

Bugo è l’esempio della costanza. E’ giunto alla fama nazionalpopolare solamente in questi giorni, grazie alla partecipazione (e conseguente squalifica) insieme a Morgan. Ma Bugo scrive e canta da ormai 12 anni, ha 9 album all’attivo e in molti lo considerano uno dei padri dell’indie italicamente atteso.

Se però fino a oggi riuscire a non imbattersi in questa personalità di artista bizzaro e controcorrente poteva non essere difficile, dopo la querelle con il compagno di Festival è praticamente impossibile non farsi raggiungere dal gossip prima, e dalla musica poi.

Perché si spera sempre che il fine ultimo sia la musica, e non il trash fine a se stesso, che sia pianificato o capitato a questo punto poco importa. La sopresa è che Cristian Bugatti, questo il titolo del disco pubblicato il 7 febbraio, sia una bomba a prescindere.

Bugo traccia per traccia

E canterò canzoni fuori moda, come l’educazione

Il disco inizia con Quando impazzirò, brano che immediatamente porta a sonorità elettroniche pop anni ’90. Si parla d’amore, non corrisposto, o comunque non come desidererebbe l’autore. Per farsi dire di no è comunque pronto a ogni umiliazione: e quanto può essere indie una sofferenza così artistica?

Volevo fare il cantante delle canzoni inglesi, così nessuno capiva che dicevo

Sincero è il brano proposto a Sanremo, portato a Sanremo e squalificato a Sanremo. A Morgan è stato assegnato il compito di cantare le strofe, piccole preghiere rivolte a se stessi per scegliere che cosa fare per quasi ogni sfera della vita personale. Bugo subentra nel ritornello, divertente in parte, sincero parecchio. A quanti andiamo veramente bene come siamo? E quante volte vorremmo essere diversi anche noi?

Non conta cosa dici ma che volume hai

Si prosegue con Come mi pare, dove la virata verso gli anni ’80 si fa più decisa. Frizzante, ironica e dissacrante, alla ricerca di una legittimazione per la propria essenza. Sembra di essere in una sala da ballo, dove tutti sono omologati tranne l’animale Bugo, che balla scoordinato e mangia con le mani. E tu somigli a me, in fondo.

Sulla strada c’è un porno usato ma non è mai di nessuno

Impossibile non muoversi anche nella traccia successiva, Al Paese. Altro che America, qui si parla di provincia, di vestiti della domenica, di poster dei cantanti e di università mancate. Le chiacchiere, le dicerie che nei piccoli comuni diventano sentenze, raccontate comunque in chiave Bughesca. Un suono di campane si contrappone al sound più godibile e sintetico, con un risultato decisamente convincente.

Che ci vuole a tirarsela un po’ basta dire che Sanremo fa cagare

Che ci vuole è uno dei tanti bei ritornelli, quelli che ti fanno canticchiare mentre sei distratto. Una serie di accadimenti complessi resi semplici dalla riflessione “a me ci vuole te” che porta alto il livello di romanticismo indieggiante. I riferimenti fanno pensare a Vasco e alla fine degli anni ‘80, e chi in quegli anni ha vissuto non può fare a meno di sorridere.

Una coperta in pile, le noccioline e un film tutti vanno a far le 6 e noi restiamo qui

Ecco una canzone d’amore. Che non è bello se non è litigarello, con tanto di piatti che volano. Fuori dal mondo si rimane con la persona amata sul divano, facendo tutto ciò che un tempo era da sfigati e che ora invece è la massima ambizione di ogni over 25. Una canzone un po’ paracula, probabilmente d’effetto se dedicata all’innamorata, sicuramente ben studiata e ben confezionata.

Che noia essere grandi, andare ai compleanni e parlare di soldi e di figli degli altri

Il duetto con Ermal Meta non potrà eguagliare i record di quello con Morgan, eppure meriterebbe di passare osservato almeno quanto gli Eugenio in Via di Gioia a Sanremo. Mi manca sente l’influenza di Ermal e sicuramente anche quella di Vasco, again. Eppure funziona. L’amicizia d’infanzia, le caramelle colorate, i ricordi delle pedalate in bicicletta e dei discorsi senza senso… Sicuramente il prossimo singolo da scegliere per non far spegnere il fuoco sanremese. Va bene va bene va bene… va bene cosìììììì

Surfo sulla tristezza con olive e champagne

Un alieno ha un mood dance che si distacca dalle tracce precedenti, e si ricomincia a muovere il piedino. Il sentirsi diverso dagli altri abitanti del pianeta è spesso faticoso per l’alieno di turno, che deve scontrarsi con la cosiddetta vita reale. Trombe e bassi veri protagonisti, forse per il miglior arrangiamento di tutto il disco.

Ho solo bisogno di te, di sentire che c’è il tuo piede nel letto se non mi addormento

Stupido eh? è l’ultima traccia di Cristian Bugatti. Ci si immerge in un’atmosfera battistiana inizialmente, proseguendo su dichiarazioni d’amore che ci fanno sentire stupidi e cori che accompagnano i ritornelli e fanno venire voglia di cantare ancora.

Bugo ha sfornato un album decisamente divertente. Nonostante riecheggino prepotentemente le influenze dei grandi della musica italiana, riesce a lasciare piacevolmente l’ascoltatore che per la prima volta ha visto sul palco dell’Ariston circondato da polemiche. Sarebbe curioso sapere cosa pensa chi conosce questo ragazzo controcorrente da una ventina d’anni, ma alla fine, senza dubbio, finirebbe con il canticchiare anche lui.

Genere: cantautore, indie pop

Se ti piace Bugo assaggia anche: Limone

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