Silhouette è il disco d’esordio di Buonforte, cantautore classe ’98: una messa a nudo (rigorosamente in controluce) che lascia affiorare richiami alla scuola d’autore. Ecco la nostra intervista.
Hai da poco pubblicato il tuo primo album… ti va di spiegarci la scelta del titolo?
Spesso non scelgo di cosa parlare nelle canzoni, quando ho scritto Silhouette ho provato una sensazione fortissima. Mi era chiaro fin da subito che fosse, almeno per me, una canzone più forte di altre. Prima di scegliere il titolo ho riletto il testo e mi è apparsa subito questa immagine. È infatti l’unica canzone, di quelle che ho pubblicato, in cui il titolo non è una parola o una frase all’interno del testo. Ho poi selezionato, tra tutte quelle che ho scritto, le canzoni proprio per completare questo concept.
Una tracklist particolarmente densa e ricca di spunti di riflessione. Che “colore” ha secondo te questo disco? Qual è l’emozione che hai provato a racchiudervi?
Secondo me il disco ha dentro di sé tanti colori, ognuno con la sua importanza. Considerando il fatto che non riuscirei a identificarli e distinguerli tutti, direi che i colori più adatti a questo disco sono proprio gli estremi, gli unici due incolori: il bianco e il nero. Proprio come la più classica delle silhouette.
Difficile descrivere le sfumature delle emozioni, ti rispondo con un messaggio che, invece, spero di comunicare con il disco: l’accettazione di sé.
C’è un brano fra tutti al quale sei più affezionato? Sappiamo che è una domanda difficile…
Direi Un velo di malinconia. Lato personale mi riporta ad un periodo delicato vissuto, lato tecnico adoro i cambi tempo a paro passo con la narrativa del brano
Il disco parla di cambiamento, rivelando un percorso che hai fatto nel tempo come uomo, prima ancora che come cantautore. Quanto questo disco racconta il Gabriele di oggi, e quanto invece sei già diverso rispetto ad allora?
Bellissima domanda! Credo già di essere diverso anche se alcune cose, ciò che mi identifica, sono sempre le stesse
Facciamo un gioco: associa ad ogni brano del disco un luogo e un momento in cui ascoltare quella canzone… un po’ come se dovessi scrivere un “manuale d’istruzioni” su come usare Silhouette
Tra i colori miei: accanto a una persona, a quella che sai solo te.
Sogni da vendere: durante una passeggiata mattutina, quando ancora la città dorme
Adesso (Lucio Dalla): in macchina, durante un lungo viaggio
Trono solo: sul letto mentre guardi il soffitto
Non c’ho ancora capito niente: in momento felice, divertente
I segreti del presente: davanti allo specchio, la sera
Silhouette: in camera di notte con la lampada accesa
Come mai: prima di un cambiamento, per caricarsi
Un velo di malinconia: in un posto che ti ricorda qualcosa o qualcuno.
Così e cosà: quando vuoi sfogarti col mondo
Girasole: con gli amici, per non dare per scontato ogni momento con loro.
Amo giocare, mi è piaciuto un sacco rispondere!
Bella la citazione a Lucio Dalla nel brano Adesso: quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Tra i miei punti di riferimento musicali sicuramente c’è sicuramente il cantautorato italiano, Lucio Dalla in primis ma anche Pino Daniele, Francesco De Gregori e Antonello Venditti, e poi il pop moderno internazionale come Ed Sheeran e i Coldplay.
Ultima domanda, ma non meno importante… e dal vivo?
Il senso di pubblicare un disco e non undici brani separati è proprio quello di dare un concept e un’idea di spettacolo. Ho preparato con altri due musicisti un concerto che voglio portare in giro per l’Italia nel 2024.