“Itami” in giapponese significa “dolore”, declinato in vari aspetti: è questo il titolo scelto dai Cara Calma per il nuovo album, uscito da poco. Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.
Avete dovuto affrontare un abbandono importante prima di questo disco. Come avete fronteggiato la situazione?
L’abbandono della band da parte di Gian è sicuramente stato complicato da gestire sia a livello tecnico sia emotivo, anche se siamo rimasti in ottimi rapporti. La sua scelta è stata dettata semplicemente dall’urgenza di avere più tempo da dedicare alla sua bambina appena nata e proprio per questo noi abbiamo accettato la cosa nel migliore dei modi.
Come nasce Itami e perché avete scelto questo titolo e questa copertina?
Il nome è stato scelto anche in base all’impronta estetica che volevamo dare a questo ultimo lavoro. E’ stato un tutt’uno, ci è piaciuta da subito l’idea del giapponese e di questo kanji che ha in sé una marea di significati e si sposa perfettamente con il concetto di dolore emotivo che è un tema sempre presente nei nostri pezzi.
Avete spesso avuto produttori “importanti”: come vi siete comportati per la produzione di questo disco?
Sulla produzione di questo disco abbiamo provato qualche soluzione esterna che però non ci ha convinto al 100% e dal momento che Cesare ha uno studio di registrazione abbiamo pensato di aprire e chiudere il disco in completa autonomia. Spesso l’aiuto dei produttori è utile perché riescono a darti una visione esterna e forse più lucida. Stavolta abbiamo provato così, noi siamo molto contenti e siamo curiosi di vedere i risultati!
Qual è stata la canzone più difficile o dolorosa da completare?
Su questo disco i pezzi sono arrivati in modo abbastanza facile e immediato, non ricordo un pezzo in particolare dove abbiamo fatto più fatica degli altri. Per quanto riguarda il pezzo più doloroso, secondo me ascoltando il disco salta subito all’orecchio. S.O.S., che è anche uno dei nostri preferiti.
Si dice sempre che il rock è morto o almeno passato di moda ma i vostri brani sembrano voler dimostrare il contrario e non sono certo dedicati ai boomer. Pensate di aver trovato un equilibrio per parlare anche ai ragazzi senza rinunciare a un po’ di elettricità?
Noi sinceramente abbiamo dei confini musicali piuttosto laschi da questo punto di vista, a volte è una buona cosa mentre altre volte sono badilate di m…a che ti arrivano sul coppino. Non so se siamo ancora riusciti a trovare un equilibrio ma ti dico che sicuramente quello che ci passa per la testa lo mettiamo nei pezzi senza troppe remore.