Dopo una buona esperienza formata da alcuni ep e molti concerti, i Caravanserai approdano al primo full-length, Feral. Il quartetto, che in passato ha aperto i concerti di Jennifer Gentle, Verdena, The Veils, Brunori Sas, The Niro, ha pubblicato l’album per l’etichetta Garage Records, anticipato dal video del primo singolo The Day Is One.

Caravanserai traccia per traccia

Sono i violini ad aprire il disco, nella breve Echoes from the Theatre che lascia presto spazio a Transmission: con un andamento sinuoso ci si introduce nell’album, con qualche cambio di passo e qualche sensazione blues. Tornano i violini per A Man and His Burden, anche se il suono più evidente è quello della chitarra, accompagnata da una consistente sezione ritmica.

Passo più convinto e deciso quello di Walkaround, che ha buone prerogative pop in mezzo a suoni elettronici e analogici, pianoforte, di nuovo archi e un sottobosco piuttosto ricco di sonorità. Morbide le sensazioni trasmesse da Idi, incastonata su un giro acustico ma come sempre arricchita da numerose idee soffuse.

Si viaggia in melodie quasi angeliche per Arabesque, che fa contrasto con il testo che parla molto di “physical” con un cantato e un’atmosfera molto eterea (e un tantino sdolcinata qui e là). Il finale per pianoforte e accompagnamento fa piuttosto Muse.

Il primo singolo The Day is One ha un passo più intenso e dissolve le atmosfere sognanti pur senza dimostrare aggressività esagerata, tranne che forse per la traccia di basso e per qualche sgommata cosmica di chitarra.

Discorsi ovattati anche quelli di Memorial Day, con passaggi di chitarra elettrica importanti anche qui. Si va in acustico nell’intro di Beirut, che poi cresce ma si prende anche qualche pausa, per un andamento sincopato che mette in evidenza le qualità di voce e strumenti. Si resta sul geografico ma si alzano decisamente i toni con Paris Again, il pezzo forse più “disperato” e sentito del disco. Si chiude con una più moderata ma anche scintillante Castaways, capace di trasformarsi in corsa.

Nonostante una certa tendenza a mettere a volte un po’ troppa carne al fuoco, dal punto di vista sonoro, il disco dei Caravanserai convince, racchiudendo passaggi di ottima intensità senza la necessità di alzare sempre la voce. Probabilmente l’abilità compositiva è il campo di eccellenza di una band che ha comunque ancora notevoli margini di crescita.