Cesare Malfatti, ben noto ex componente di La Crus e Amour Fou, pubblica Canzoni perse, un disco che rivivifica lavori antichi e quasi smarriti, grazie a un lavoro di squadra articolato e ben fatto.
Lo racconta lui stesso: “Nella preparazione di un disco si compongono spesso tanti brani che poi non vengono pubblicati, non per la loro effettiva qualità ma per scelte dettate da un preciso momento storico.
Scelte che anni dopo possono risultare sbagliate, ancor più quando le stesse canzoni vengono riviste, rivitalizzate da una persona con esperienze e gusti diversi dai miei, come Stefano Giovannardi. Un biologo, un ricercatore universitario con la passione mai sopita per la musica elettronica (possessore di una lista infinita di sintetizzatori e macchine elettroniche come #prophet #virus #tempest)(…)
Due scelte ulteriori hanno contribuito al carattere sonoro di questo album. La prima è stata quella di ricantare tutte le canzoni con Chiara Castello (I’m Not A Blonde) e allargare la sonorità vocale ad una presenza femminile in modo anche da proseguire l’esperienza live di “Una Città Esposta” (2015), e la seconda quella di far mixare tutto l’album a Mario Conte appassionato sperimentatore sempre all’avanguardia nella musica di ricerca”.
Cesare Malfatti traccia per traccia
Si parte da Ricordo, immersa in sonorità che svariano su tutto il fronte elettronico-sintetico, ma con un’umanità calda regalata dalle voci, su un ritmo piuttosto animato. Più morbide le sensazioni di un’intima Chiederò, capace comunque di accelerare improvvisamente, portando in superficie sensazioni synth pop anni ’80.
Novembre procede con precisione elettronica, facendo sfrigolare le parti molli e quelle rigide della canzone, le une contro le altre. Il pezzo rivela aperture pop interessanti senza piegarsi ad alcun compromesso.
C’è un background perfetto per una soundtrack di un film di fantascienza alla base delle storie, invece personali, raccontate da Lo so Lo sai. Siamo noi si arrampica a bordo di un riff di chitarra elettrica particolarmente tagliente.
Per Amore in te sceglie strade più oscure, apparizioni ectoplasmatiche, dinamiche new wave e qualche espediente glitch. Io Sognai apre con la voce della Castello che si erge a protagonista, adagiandosi su un letto di sonorità questa volta non troppo morbide.
Si scivola in modo fluido su Dividimi, mentre il ritmo di 45 giri è più marcato ed è “sporcato” da innumerevoli piccoli interventi elettronici sottopelle, in un brano per niente nostalgico a dispetto di testo e titolo. La chiusura è affidata a Un’ombra, più minimal delle precedenti e con un’estetica più essenziale.
Disco di notevole eleganza (non ci si poteva aspettare niente di diverso) per Cesare Malfatti, che compie tutte le scelte giuste quanto a sonorità e a “costruzione della squadra”. Il disco è omogeneo e completo, e regala sensazioni di alto livello.
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