Charlie Fuzz ha appena pubblicato Autoradio, nuovo singolo che nasce da un’esperienza non molto positiva. Ce la racconta in questa intervista.
Ci vuoi raccontare chi sei?
All’anagrafe: Carlo Cerroni, in arte Charlie Fuzz. La mia vera professione attualmente è quella di sviluppatore grafico ma come dice Bugo: “volevo fare il cantante”. Sono appassionato di musica fin dalla mia infanzia, mi piacciono l’indie, gli anni ’50, il punk e l’hardcore, il garage, il cantautorato, la new wave degli anni ‘80 e tutta quella musica che classifico come “underrated”. Mi piacciono molto anche le serie tv, i vinili e i libri, solitamente dopo aver chiuso con la giornata lavorativa in smart, mi rilasso con loro o con lo scrivere canzoni.
Mi pare che il tuo nuovo singolo nasca da una brutta esperienza… Ti va di raccontarcela?
Sì, il testo è venuto fuori in pochissimi giorni, l’ho scritto di getto dopo un’esperienza poco simpatica avvenuta in uno studio di registrazione. In poche parole ero lì per incidere un brano per una colonna sonora di una commedia italiana, non sono stato messo per niente a mio agio, anzi.
Scrivere questo testo è stato infatti una valvola di sfogo, qualche giorno dopo l’accaduto mi sono detto “Perché non scrivere una canzone su questa vicenda che mi ha solo fatto perdere tempo e mi ha demoralizzato?”, da lì è nata “Autoradio”.
A partire dal titolo, “Autoradio”, nel tuo brano ci sono molti riferimenti vintage. Ci racconti qualcosa dei tuoi ascolti?
Sì è vero, i miei ascolti sono abbastanza vari ma prediligo tutto ciò che è indie e “alternativo”. Essendo però una persona molto curiosa, mi piace ascoltare anche cose insolite al mio background. Mi fa piacere che il pezzo suoni vintage e impolverato, ho voluto infatti ricreare le atmosfere carelliane e battistiane degli anni ’70 che adoro.
Che idee hai per il 2021?
Sicuramente quella di fare un concerto come prima cosa, perché diciamolo chiaramente, a chi non mancano i concerti? Vorrei poi incidere un disco con tutte le canzoni che ho da parte. Last but not least, vorrei poter riprendere a viaggiare e avere una vita “normale” come prima, come tutti d’altronde. Non ricordo più com’era la vita prima del Covid.