A tre anni dall’uscita dell’esordio discografico, Biancoinascoltato, Chiara White torna con un nuovo singolo, Neroseppia. La canzone, finalista nella prossima edizione del Premio Bianca d’Aponte, è disponibile su tutte le piattaforme digitali e anticipa l’uscita del nuovo disco, prevista nel 2021 con la Suburban Sky Records (Audioglobe).

Saranno “i mostri” i protagonisti di questo nuovo lavoro: un concept album, in cui ogni canzone trasforma e trasfigura esseri mostruosi dell’immaginario collettivo, afferenti alle più svariate culture (da quella classica, greca, alla nordeuropea), facendone nuovi e moderni simboli. Uno scontro coi propri demoni che, attraverso l’introspezione e la musica, diventa incontro e, quindi, catarsi e liberazione.

Neroseppia è il Kraken, la piovra gigante, il mostro degli abissi (dal norvegese Krakke: oscuro, albero contorto, o dal germanico Krabben: strisciare). Nel folclore popolare rappresenta la violenza della natura: tipicamente riposa sul fondo del mare e, risvegliata dalle esplorazioni umane inopportune, porta distruzione in superficie. Nella visione della White, invece, il mostro si sposta da fuori a dentro:

Neroseppia racconta la depressione, il velo scuro che copre i colori (neroseppia sui colori), il freddo e il niente che si trovano se si prova a cercarsi durante una crisi depressiva (cerco un centro ma non riesco/ troppo il buio mi spavento), il non riconoscersi rispetto alla persona che si era o che si credeva di aver costruito (io sento che non c’è più niente di me), rispetto ai traguardi raggiunti; ma anche l’estrema stanchezza, paralizzata dai tentacoli, del doversi sempre autosuperare a causa di quei traguardi. Escono solo frasi spezzate, come le risposte a monosillabi di chi non ha nessuna voglia di parlare e viene continuamente interpellato (e penso a te, che mi parli di noi).

Svuotati dalle emozioni, dai particolari delle cose (cieli senza più tramonti, mari senza quelle onde), ci si lascia scivolare altrove, dove c’è solo buio, senza più confini, e l’animo sprofonda senza alcuna apparente ancora di salvezza. Ma una via di “fuga” c’è, ed il primo passo è già stato compiuto, proprio nel momento in cui l’inchiostro nero, terrificante, del Kraken, è diventato quello più familiare, e fertile, di una penna, che traccia su un foglio di carta bianca i tratti del mostro, lo descrive, per come è. Non lo rifiuta, ma lo accetta. Non fugge, ma resta.

Perché, come il Kraken, la depressione, non è di per sé cattiva: è un sintomo, che ci avverte che qualcosa non va, o la semplice consapevolezza profonda della condizione umana nel mondo. Per “sconfiggerlo”, bisogna capirlo, comprenderlo… abbracciarlo. E allora il mostro si rivela per quello che è: una parte di te, più spaventata che spaventosa. Un “mostrino” (come ho ribattezzato tutte le mie nuove canzoni)… e forse possiamo anche provare a prenderlo/prenderci un po’ in giro, come faccio io “facendogli il verso” con i miei esperimenti vocali”.

Il brano è stato arrangiato insieme a Elia Rinaldi (Finister, Nervi), elaborando un sound che rinnova le radici acustiche della cantautrice, sposandole con elementi elettronici, e vede la partecipazione dello stesso Rinaldi alle tastiere, basso synth e drum machine, e di Alessandro Alajmo (cantautore fiorentino e già chitarrista del precedente lavoro di Chiara White) alla chitarra elettrica. Voci, chitarra acustica e ukulele sono della White. Registrato al Plastic Sun Studio di Firenze da Guido Melis (Diaframma, Underfloor).

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