Esce, a un anno di distanza da The Mirror, il terzo lavoro solista di Colin-Clegg, frontman italo-scozzese dei The Pottos. A Day That Never Ends contiene canzoni in registro cantautorale folk, con tanta Scozia e un po’ di Irlanda, e un filo conduttore che è il tempo, o meglio, la mancanza dello stesso.
Il disco è curato, come sempre, dalla mano dell’altro componente dei The Pottos, ovvero Misto, alla produzione. Abbellisce il tutto, come d’abitudine e come succede nelle date dal vivo, la viola della strumentista Giulia Ermirio.
Colin-Clegg traccia per traccia
Si parte da un’Intro ricca di violino e pianoforte, con un breve testo a loop.
Poi ecco A Day That Never Ends, la title track, ricca di melodia e con una buona linea di basso, suscettibile a variazioni in corsa pur senza uscire mai dal tracciato folk che contraddistingue la scrittura del cantautore.
La viola caratterizza e tiene insieme i battiti di I Sang From The River, ballata cadenzata e quasi di marcia. Quasi solo voce e viola per un’intima e molto convinta Month Long Silence, forse il pezzo più toccante del disco.
Moderata e fluida, ecco poi You Mechanical Wonder, seguita da un altro brano ricco di melodia e piuttosto struggente, come I Saw You Walking.
Più composita la costruzione sonora di una Letter To My City From The Future, quasi orchestrale nello svolgimento. E si confermano sensazioni ed emozioni con Our Days. Un’uscita dal disco quasi natalizia quella assicurata dalla breve The End.
Colin-Clegg si conferma con un disco omogeneo e radicato nel songwriting folk, che ormai padroneggia con assoluta consapevolezza e con buoni risultati.