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costanza-paternoL’album d’esordio di Costanza Paternò si intitola Incostanza ed è anticipato dal singolo Amare parole. Pubblicato dalla neonata etichetta Rocketta Records, l’album raccoglie dodici canzoni cantate prevalentemente in italiano, ma anche in inglese, francese e spagnolo, ed è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione dei Dounia, band italo-palestinese tra le più apprezzate della scena world music.

Nata nel Friuli Venezia Giulia, ma siciliana d’adozione, Costanza è diplomata in canto jazz, è stata insignita del Premio per la canzone d’autore “Fabrizio De André” nel 2010 e divide la sua passione tra la musica, teatro e sperimentazione. Dopo alcune performance estive che l’hanno vista esibirsi in giro per la Sicilia, Costanza si appresta adesso al suo primo tour promozionale, che la vedrà protagonista di alcune tappe oltre l’isola a partire da metà novembre prossimo.

Costanza Paternò traccia per traccia

Il pezzo d’apertura del disco è Amare Parole, e già inquadra quello che sarà l’album: tra nostalgie per la canzone che fu, motivetti allegri, voce “controllata” e qualche spruzzata d’ironia. Si prosegue con Rude, acustica e vibrante ma anche piuttosto ironica, trattando di questioni sentimentali. Canta por la Noche apre di contrabbasso e prosegue in ambito sostanzialmente jazz ma con qualche apertura decisamente “latina”.

Come quando fuori piove trova dimensioni diverse all’interno della propria gentilezza: il pezzo parte calmo e si apre a concetti di world music man mano che la discussione procede. Si torna a temi più allegri con Fidati, alimentata dai fiati. Atmofere jazzate quelle di Le Vent, che poi si sposta verso Oriente.

Arriva poi la dolce e intima Meo Amour, prima di tornare all’italiano con Piccola Utopia, morbida ma ritmata. Esperimenti vocali aprono Musica, in salsa nuovamente jazzata. Si procede verso la fine con L’amore come la neve, un altro passo in direzione del romanticismo e di una certa ricerca dei dettagli del sentimento.

Curiosa e “rumorosa” l’apertura di Dal barbiere, che poi lascia spazio a percussioni afro. Il pezzo poi mescola idee e passioni, attraversando campi che toccano world music, ambient e influenze mediorientali. Si chiude con Jebel, che apre con un recitato in inglese, poi costruita soltanto con effetti e armonie vocali.

Disco non sempre semplice ma costruito con gusto, quello di Costanza Paternò. A dispetto di una certa leggerezza, spicca la cura degli arrangiamenti e della costruzione delle canzoni.

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