Free Drink è il secondo disco dei bolognesi Dade City Days. Suoni morbidi, ambientazioni dreamy con chitarre dilatate, ritmiche ipnotiche e una voce quasi sussurrata che racconta piccole finestre temporali di una (o più?) storie d’amore.
Registrato da Alessandro Di Sciullo e mixato da Matteo Cantaluppi, Free Drink è un disco notturno, metropolitano, che si muove tra l’intimità di un film in casa e il caos di concerti e locali notturni.
Dade City Days traccia per traccia
La prima traccia del disco è Old Fashioned, il primo dei cocktail pop offerti dai Dade City Days, in questo caso un po’ malinconico e piuttosto indie.
L’umore sembra simile, ma i ritmi sono leggermente rallentati con Long Island, molto vintage e già presentata come singolo, con qualche retrogusto new wave.
Molto più acido il sapore di Hi-fi, che si cala in ambienti dance per un testo che si caratterizza per presenzialismo, egocentrismo e riferimenti madchesteriani.
Drumming profondo per Astro pop, che si appoggia su una sezione ritmica consistente per lasciare libertà totale alla parte melodica e sognante del brano.
Atmosfere aeree ma anche corrosive quelle che si propongono in Mai Tai, non troppo dolce e piuttosto electro.
Si prosegue con Manhattan, che però parla di Milano e di anfibi in spiaggia, correndo un po’ e viaggiando quasi in sotterranea.
In French 75 si passeggia tra sensazioni sintetiche, con qualche cambio di ritmo e altre sensazioni new wave. Si chiude con Daiquiri, ultimi movimenti liquidi e a rapidità variabile del disco.
Si esce un po’ ubriachi dal disco dei Dade City Days, sia per l’alto contenuto alcolico dei brani, sia per ritmi e suoni che viaggiano sull’ipnotico spinto, con la virtù dell’omogeneità sempre in ottima evidenza.