Dopo 7 anni da frontman di The Red Roosters, rock’ n’ roll band con alle spalle varie pubblicazioni e un ep prodotto da Mauro Pagani, Jacopo Cislaghi mette in piedi un progetto solista sotto il nome di Davys. La vecchia band alle spalle, un’esperienza di alcuni mesi in Olanda, lontano da tutto quello che fino a poco prima era stata la sua quotidianità.
This is where I leave you è il debutto, un lavoro che si muove tra pop e rock, che racconta “di come ci si possa sentire stranieri all’interno della società in cui si vive, di come storie d’amore che sembravano importanti possano finire in un attimo, ma anche di quella eccitazione e fiducia verso un nuovo corso che sta per iniziare”.
Il primo singolo è “Down south”, di cui si è innamorato anche il celebre regista Pierantonio Micciarelli (già aiuto regista di Pane e Tulipani e Quantum of Solace), il quale decide di investire il suo tempo e la sua enorme creatività nel dirigere il primo videoclip di Davys, una produzione The Family Film Milano.
Davys traccia per traccia
Il disco si apre con Down South, che sembra richiamarsi a stagioni come quella del brit pop, mettendo comunque in mostra una personalità piuttosto spiccata. Landing prosegue sui canali di un rock intenso e in grado di offrire una palette di sonorità variegate, anche con qualche aderenza in ambito pop.
Si passa poi a una più intima Lungs, che non è esattamente una ballata ma neanche un pezzo troppo movimentato: a metà del guado Davys si trova comunque accompagnato da una strumentazione ricca e da qualche tentazione psichedelica. Here forever è più scarna e cadenzata, con qualche risentimento alla base del cantato.
Evoluzioni elettriche in principio di The Oak Anne’s Ballad, che prevede anche qualche pausa meditativa, adatta poi a far ripartire ritmi e suggestioni, regalando qualche sorpresa nel finale. Diretta e potente 2011, che pur avendo un “ventre molle” più orientato verso il pop regala qualche nota ruvida di chitarra.
To the core invece parte dal drumming, corredandolo presto con chitarre e tastiere, anche se a uscire vincente dal mix è soprattutto la voce. Glimmering smile non appare né particolarmente sorridente né eccessivamente “glimmering”, con un cantato a bassa voce spesso sovrastato da sonorità strabordanti.
Find a Way al contrario si rivela impostata su sonorità minimali e su caratteristiche quasi soul/spiritual, almeno all’inizio, inserendo poi giri di chitarra quasi beatlesiani. Si chiude con una ballatona, In Spite of Me, realizzata con tutti i crismi del caso.
Il disco d’esordio di Davys/Cislaghi mette in evidenza quanto il cantante ha imparato nei suoi anni con la band, e permette a una personalità variegata e interessante di emergere in pieno, con scelte sonore calibrate e qualità d’ispirazione e interpretazione piuttosto notevoli.
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