Anticipato dai singoli Laughter, Us Us e An Encounter e dopo l’esordio Make It Better e le centinaia di date che sono seguite, gli a/lpaca (post-punk/kraut | Mantova) pubblicano il secondo album Laughter.
In questi quattro anni spesi a incendiare i locali e i festival europei, britannici e americani (da rimarcare la partecipazione al SXSW di Austin, Texas), gli a/lpaca hanno continuato a scrivere musica, cambiando in parte pelle a livello di sound – meno “psych”, più elementi elettronici – ma rimanendo fedeli alla matrice kraut e all’anima “sonica” che ne rappresentano due dei tratti distintivi.
Il concept dell’album è probabilmente una continuazione di “Make it Better”. Con la differenza che il rimedio momentaneo alla vita, ciò che salva per un po’, non è più la musica, il club, il concerto e un mondo artistico da scoprire e vivere, ma solo la presenza degli amici, dell’offuscamento delle bevute e delle “risate” che allontanano le responsabilità e il quotidiano
a/lpaca traccia per traccia
Qualcosa di rumoroso e di minaccioso in arrivo apre Evil Pawn e il disco: tensioni che montano e un basso continuo e inquieto fa da linea tracciante per un brano che ribolle. Si passa senza salti a The Confident Laughter, che allarga la minaccia e i suoni, con un flusso continuo e piuttosto punk nei modi.
Più fluidi i discorsi che stanno alla base di An Encounter, vestita di dark wave e di elettricità. Ma il brano è pronto per passare al livello successivo, rendendo i battiti più pesanti e le atmosfere ancora più oscure.
Ecco poi Laughter, Us Us, che punta su un’intensità sonora molto robusta e molto palese: a fare da contraltare vocette alterate che causano contrasti.
Bianca’s Videotape fa da breve intermezzo, prima che le melodie insinuanti e molto taglienti di Balance trasportino altrove. Qualcosa di orientaleggiante e di ambiguo oscilla per tutto il brano.
Urla e ruggiti caratterizzano invece Brano Fantuzzi, che accoglie anche risate sguaiate e loop assortiti, per un percorso che sa di industrial e di cinematografico, con deragliamenti rumoristici e sperimentali sul finale.
Rimbalzi di percussioni e sirene all’orizzonte per Empty Chairs, un altro brano che sa di post punk e di inquietudine. Recupera un po’ di calma Kyrie, per distendersi su orizzonti più vasti e distendere le proprie malinconie.
Mantiene malinconia e misura nei suoni Who’s In Love Daddy? che gira sulle corde della chitarra in modo ipnotico. Dopo molto rumore iniziale, la parte finale sceglie suoni più aerei e Don’t Talk, che chiude il disco, ne è la conferma.
Si insinuano sempre di più in un ambito alternative con larghi tratti esplorativi, gli a/lpaca, fedeli a un suono e ad atmosfere ricche di vibrazioni ma capaci di pescare suoni anche da ambiti contigui, alla ricerca di un progetto coerente e compatto.
Genere musicale: alternative, dark wave, post punk
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