Deaf Kaki Chumpy: diciotto musicisti per una musica che resiste – il 14 giugno a Cascinet, per la Palestina

deaf kaki chumpy

Diciotto persone su un palco non si vedono quasi mai. E se le vedi, probabilmente stai guardando un’orchestra sinfonica, un ensemble classico, o una big band jazz nella sua accezione più storicizzata.
Ma i Deaf Kaki Chumpy non sono niente di tutto questo.

Sono un collettivo musicale nato a Milano nel 2015, che ha scelto, fin dall’inizio, la via più complessa e forse più necessaria: fare musica insieme, davvero. Non come somma di talenti individuali, ma come ecosistema vivente, mutevole, che prende forma ogni volta in modo diverso.

Il 14 giugno 2025, alle Cascinet di Milano, tornano finalmente dal vivo, dopo tre anni di pausa, per un’occasione speciale: una serata di raccolta fondi a sostegno della popolazione palestinese, in collaborazione con Vento di terra, ONG tramite la quale saranno raccolti i fondi della serata. Un gesto dichiarato, pubblico, collettivo. Perché prendere posizione oggi, anche attraverso la musica, non è più accessorio — è urgente.

Una creatura strana in un mondo omologato

I Deaf Kaki Chumpy sono difficili da definire, ed è forse questa la loro forza.
Diciotto elementi: quattro voci, sei fiati, synth, chitarre, basso, batteria, percussioni. Una geografia sonora che attraversa jazz contemporaneo, prog, funk, elettronica, improvvisazione, black music e frammenti folk, ma che sfugge alle categorie.
Non sono un’orchestra, non sono una jazz band, non sono un progetto di pop alternativo gonfiato all’eccesso. Sono un’altra cosa, e lo sono anche perché nessuno sta al centro. Nessun frontman, nessun ego trainante: tutto si tiene in equilibrio precario ma dinamico, proprio perché condiviso.

La loro è una proposta musicalmente radicale, ma anche politica nel senso più profondo del termine. In un panorama musicale dominato da produzioni snelle, artisti solisti, loop digitali e concerti in playback, vedere diciotto persone che suonano dal vivo, tutte insieme, è un’esperienza fuori scala.
È un atto di resistenza estetica e collettiva. Un’alternativa reale all’individualismo che ha colonizzato anche la musica “alternative”.

Dopo la pausa, un nuovo disco

Dopo un lungo silenzio — e dopo concerti memorabili in Italia e all’estero, tra cui il Festival International de Musique Universitaire di Belfort nel 2018 — il collettivo si prepara alla registrazione del terzo disco, prevista per l’estate 2025.

Emma Lecchi, una delle cantanti del progetto, racconta così questo ritorno:

Dopo una lunga pausa torniamo a suonare nuova musica che registreremo questa estate nel nostro terzo disco. In un mondo veloce e sintetizzato al massimo, vogliamo portare avanti l’ideale del collettivo indipendente. Siamo un ecosistema che vive e sopravvive grazie alla pluralità e alla collaborazione, una caravella portoghese (la creatura marina, s’intende) in cui ognuno svolge un ruolo diverso e fondamentale: ogni persona coinvolta dà il suo contributo per tenere vivo un focolare di sperimentazione e condivisione. Ci piace pensare che questo sia il modo in cui si possano realizzare grandi cose e attuare cambiamenti!

È un manifesto che racconta non solo il progetto Deaf Kaki Chumpy, ma anche un modo di intendere la musica oggi: non come prodotto, ma come processo. Non come contenuto da ottimizzare per i social, ma come esperienza da condividere in tempo reale, sul palco, nel rischio, nell’ascolto reciproco.

Esporsi è sempre più difficile

Nel 2025, esporsi musicalmente è sempre più difficile.
In un sistema che premia l’immagine, l’efficienza, la riconoscibilità immediata, scegliere la complessità, la lentezza e il caos del suonare insieme è un atto controcorrente.
I Deaf Kaki Chumpy non si adattano, non semplificano, non riducono la propria forma a un formato. E per questo restano un’anomalia bellissima — tanto più rara quanto più necessaria.

Il 14 giugno, alle Cascinet di Milano, non sarà solo un concerto.
Sarà un rituale collettivo.
Un’occasione per ascoltare qualcosa che vive solo dal vivo, solo nel momento.
Un’esplosione di corpi, fiati, urgenze, armonie spezzate, gesti corali. Un modo diverso — e necessario — di fare musica. E di stare, insieme, nel mondo.

Foto di Luca Paudice

Pagina Instagram Deaf Kaki Chumpy
Pagina Instagram Cascinet

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