Si chiama Superfluo il secondo disco della band comasca Delgado, tre anni dopo l’esordio autoprodotto Hai già tutto quello che vuoi. Il pop rock della band è vestito con i colori dei sintetizzatori, ma anche del drumming spesso robusto di Elisa Monti.
Il disco è acquistabile anche su chiavetta USB: la scelta di un supporto alternativo al cd segue l’attitudine della band di voler comunicare anche attraverso le immagini.
Il passo marziale che contraddistingue Nitro apre il disco su note piuttosto aspre: quello dei Delgado appare fin da subito un mondo in cui le percussioni recitano un ruolo importante, anche sotto un vestito pop-rock.
Più veleno conferma le prime impressioni e si dipana su sonorità elettrico/elettroniche, ma con dosi di aggressività ancora maggiori, e un atteggiamento sostanzialmente punk.
A seguire Mondo Reverse, che scambia l’aggressività con atmosfere più oscure, in cui è l’elettronica a dettare il gioco, ma con un significativo cambio di ritmo all’interno del brano.
Un po’ a sorpresa arriva un abbassamento di ritmo con Prima di Noi, canzone melodica con tanto di pianoforte, forse un po’ incongrua rispetto al clima instaurato fin qui.
Si torna perciò ad alzare il ritmo con Morale in Tasca, mentre Non Serve Apnea rallenta e rende oscuro il panorama, sempre in virtù dell’elettronica ma anche degli strumenti a corda.
Difetto perfetto si muove su toni più scanzonati e rapidi, con qualche reminescenza di elettropop italiano anni Ottanta e l’indice puntato su chi pensa di recuperare la giovinezza dal chirurgo plastico.
Dopo la morbida e strumentale Gravità si riparte all’attacco con Satellite, rock incalzante ma ricco di sensazioni elettroniche. SI chiude con Eleanor, di buon ritmo e con qualche cambio di scenografia.
La band ha il senso della misura, riesce a fermarsi là dove altri appiccicherebbero code interminabili, e ha una freschezza molto evidente, portatrice di buone idee.
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