A quattro anni dall’ultimo UomoConCane, i Dulcamara pubblicano Indiana, in uscita per INRI. Scritto in diverse città, spesso dentro motel di passaggio, Indiana è il tentativo di portare cantautorato italiano e songwriting americano con chiari influssi folk a confrontarsi e confondersi.
Dulcamara traccia per traccia
Chitarre movimentate e amori contrastati sono alla base di Rituale, che apre il disco con una certa verve, tra folk e non invadenti aggiustamenti elettronici. Ombre di cantautori passati si accumulano sullo sfondo, ma coniugate con una personalità che si intuisce forte fin dalle prime battute del disco. Atmosfere più inquiete quelle di Ladum, che ha suoni di sapore western/desert rock e toni epici. Meno epica e più intima Terminal, che apre le porte a qualche dose di ironia malinconica, sempre in ambito folk ma con passo lento, e qualche coro femminile tipo B Movie.
Luce di frontiera accentua l’ambientazione western, con tamburi tribali e le parole del testo. Tra Morricone, Clint Eastwood e un po’ di Capossela, la voce si insinua in modo gentile. Si piange mai decide per un percorso da ballad da cantautore tradizionale.
Meno di un minuto e mezzo di Sogni lucidi porta in ambito Calexico, prima di introdurre una più impegnativa La casa di fronte, che apre sommessa ma che piano piano allarga a sensazioni morbide. Il pezzo si elabora su una struttura più complessa rispetto al resto del disco, con passaggi al buio, note vintage, come un cassetto ricco di oggetti che avevamo dimenticato.
Un po’ di amarezza leggera e un po’ di Battisti emergono in Deserto vivo, con una chitarra suonata in punta di dita. Stelle identiche torna a toni suggestivi ed evocativi, mettendo in evidenza le qualità interpretative del cantautore. Segue Awona Wilona Song, titolo scherzoso per canzone dai suoni fantasiosi e dai ritmi piuttosto serrati, con esiti quasi world music. Canzone da viaggio, arriva poi Da qualche parte, con tanto di fiati un po’ sghembi e banjo.
La frontiera e le sue suggestioni sono protagoniste anche di Labirinti immaginari, piuttosto cupa ma anche alleggerita dagli archi e da un mood che progressivamente allarga gli spazi e gli orizzonti. Si chiude con Verso Nord (più sorpresa finale), meta che si raggiunge al galoppo, sotto cieli mutevoli e con il resonator a occuparsi delle sonorità in background.
I Dulcamara mettono insieme un disco molto suggestivo e composto di canzoni curate e molto piacevoli. La tematica western conferisce omogeneità ma anche carattere, per un viaggio cinematografico dagli orizzonti molto larghi.
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