E’ uscito da qualche giorno Ebb & Flow, nuovo disco di Judith Owen: la cantautrice gallese recluta, per il suo nuovo disco, strumentisti come Russ Kunkel, Lee Sklar e Waddy Wachtel, già all’opera su dischi di Carole King, James Taylor, Joni Mitchell e Jackson Browne.
Morbida, toccando le corde giuste, Train out of Hollywood mette fin dall’inizio su quelli che saranno i binari del disco: un’atmosfera da jazz “contenuto” e una voce che abbraccia.
I would give anything, sulla recente morte del padre è, come ci si può aspettare, una ballata piuttosto struggente. Senza dubbio meno prevedibile la versione, molto morbida, di In the Summertime dei Mungo Jerry.
Si rimane in atmosfere ovattate anche per Hey Mister, That’s Me Up On the Jukebox, che però fa mostra anche di qualche tonalità più scura nella voce di Judith.
Under your door si stende morbida sui tasti del pianoforte, strumento che caratterizza anche la più movimentata About Love, dove si mette in mostra anche qualche coretto di sapore soul e un finale arabescato con qualche traccia di hammond.
I’ve never been to Texas ritorna su istanze melodiche tout court, mentre You’re not here anymore (questa volta dedicata alla madre della cantante, scomparsa quando aveva 15 anni) si inoltra in territori più blues.
One in a million si dipana con calma su canoni molto classici. Un po’ più incisiva, ma sempre senza rinunciare all’equilibrio, You Are Not My Friend, con la chitarra in maggiore risalto.
Sweet Feet mette in evidenza di nuovo le note più morbide del piano. Si chiude sulla chitarra acustica e su ritmi più mossi (e un po’ latini) con Some Arrows Go Deep.
Se si cerca qualcosa di travolgente o energetico o rivoluzionario, si prega di passare alla pagina successiva. Ma la classe e la professionalità dell’esecuzione caratterizzano il disco della Owen dalla prima all’ultima nota, con la possibilità concreta di rendere felici gli ascoltatori “adult”.
