Disgraziato di un domani è il nuovo album di Effenberg, in uscita oggi 29 aprile 2022 per Sound To Be su tutte le piattaforme digitali. Disgraziato di un domani tratteggia le figure di una serie di personaggi a volte reali, altre volte immaginari. Vivono tra le canzoni, in bilico tra realtà e spiritualità, consistenza e astrattezza.
Gli improvvisi cambi di mood che ne derivano sono di grande impatto sia sonoro sia emotivo e portano Effenberg in una dimensione universale, cantautorale ma di nuova scuola. Effenberg presenterà il suo nuovo album in una serie di concerti, ecco le prime date confermate: 05/05 LUCCA @ Daccapo – Sistema di riuso solidale; 11/05 MILANO @ Arci Bellezza
Effenberg traccia per traccia
Si parte piano, tranquilli e malinconici, con Come Curtis, che parla molto di pallone, anche se con riferimento fin dal titolo ai Joy Division, anche se il sound è poco new wave e un po’ synth pop, con una seconda parte più fiorita e colorata. Love will tear us apart (again).
Una voce recita in francese, prima che le Sirene alate decollino un po’ per volta, in un pezzo ritmato e con un po’ di Dalla nel modo di raccontare.
“Ciccio andiamo via lo vedi il cielo/è un fallimento emotivo”: problemi con i padri e con le reti delle porte in un brano che usa i cori per addolcire un po’ concetti abbastanza aspri. Ponti che crollano e dubbi sparsi in una canzone che comunque conserva una certa quantità di impeto.
Vigili severi ma gentili aprono la storia di Jimmy, che prevede una serie di istantanee e sonorità che fanno pensare un po’ a Colapesce. Parte poi la title track Disgraziato di un domani, aperta dal pianoforte, appoggiata con delicatezza su supposizioni non particolarmente ottimistiche. Altre fioriture sonore sintetiche offrono sfondi colorati a una canzone in realtà molto intima.
C’è bisogno di un Atto di rivolta, che si configura come una vita dolorosa, descritta attraverso una pulsazione continua e una malinconia sonora incombente.
Il basso slappa ma con una certa dolcezza in apertura di Bucato, che parla della nonna che muore senza disturbare, con una voce che strappa un po’, tra visioni quasi mistiche.
La crisi del mio tempo è una canzone di malumore, benché le sonorità si muovano su sapori agrodolci. Ci sarebbe voglia di festeggiare ma la realtà richiede anche qualche tristezza e qualche incazzatura.
Si esplora poi un Mini universo, tutto fatto di micro ritratti di personaggi che nel presente ci stanno un po’ male. E infatti “Pensiamo sempre al futuro/solo al futuro”.
Metafore belliche a profusione in Carro armato, pezzo in realtà dolcissimo ed estremamente triste, a chiudere l’album. “Non sono la cioccolata/che rende tutti felici/anche se un po’ brufolosi”.
Sa raccontare storie, Effenberg, e non è una dote da poco. Ma non basta: sa scrivere canzoni, attingendo da modelli ma mettendoci sempre del suo. Il risultato è questo disco, ricco di brani significativi, di cantautorato contemporaneo, ricco di sentimenti e pensieri, tutte in fila su sonorità per lo più elettroniche, ad abbracciare sensazioni che rischiano di scivolare via.
Genere musicale: itpop, cantautore
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