Emil Moonstone, “Disappointed”: la recensione

Uscirà il 21 settembre Disappointed,il primo album di Emil Moonstone, il progetto solista della voce dei Two Moons. Un album in cui, oltre ad aver composto tutti i brani, ha suonato buona parte degli strumenti durante le sessioni di registrazione.

La copertina apocalittica è a cura dell’artista Stefano Bonazzi, mentre il tema centrale nell’album racconta di fallimenti, di cose che in qualche modo finiscono a pezzi, di un futuro cupo, della delusione per il fallimento della razza umana.

Emil Moonstone è un cantante e compositore italiano. La sua storia musicale comincia con una serie di progetti punk da lui formati (Burp, Nevrotic Heads, DDT, Flying Chips), che lo vedono leader e voce principale come nei South Breed Out, formazione noise a cui da vita nel 1992, dopo aver militato qualche anno come cantante nella band new wave Pastonudo.

Nel 2009, dopo queste esperienze e anni di inattività decide di ritornare in scena insieme al collaboratore di sempre, Joshep Rips Asanda, formando i Two Moons, band con la quale tuttora è in piena attività con un ep e tre album all’attivo.

Emil Moonstone traccia per traccia

Il brano d’apertura è Fall: com’è noto la parola in inglese significa sia “autunno” sia “caduta”, e il doppio significato aiuta a comprendere meglio un brano ricco di oscurità appuntite.

In the Train opera in maniera anche più radicale, muovendosi lentamente su un letto di macerie elettriche ed elettroniche, fra piccoli echi, risonanze, rumori e un panorama inquieto.

Batteria rumorosa, poi tastiere marcate, poi chitarra in sottofondo per This is Love, che sembra volersi costruire un pezzo alla volta. Sembra si possa fare a meno del cantato, e invece da metà canzone in avanti ecco l’inserzione di una vocalità quasi shoegaze.

Ritmi marcati e sensazioni industrial sparse nella rumorosa New Desire, che lascia sviluppare i propri dolori su campi molto vasti.

Più claustrofobica al contrario You Wonder When Will End, che mescola i ritmi e apre delle finestre di senso all’interno del proprio percorso, peraltro molto accidentato.

Fake si muove ambigua, puntando molto su elettricità e idee scomposte. Made of Stone è invece più quadrata, soprattutto a partire da un drumming sonoro e marcato.

Chitarra, voce e qualche rumore di background caratterizzano l’inizio di Stupid Boy, capace anche di perdersi in piccoli tunnel dai quali si esce soltanto con l’aiuto di tutta la band.

Si chiude con la cover di Hurt, celeberrimo pezzo di Trent Reznor reso anche più celebre dall’interpretazione di Johnny Cash. Ma Moonstone si avvicina più alla versione originale, offrendole comunque particolari della propria visione personale.

Colori molto scuri per questo esordio da solista per Emil Moonstone, che si racconta per mezzo di sonorità forti e con un album dal carattere spiccato.

Genere: post punk

Se ti piace Emil Moonstone assaggia anche: The Death Notes

Pagina Facebook