«“Ossa rotte, occhi rossi” arriva dopo tanti concerti, chilometri e canzoni abbandonate per strada. Contiene alcune delle prime cose che abbiamo scritto e altre nate un mese prima di entrare in studio, e anche per questo ci sembra la giusta conclusione di una minuscola parte di cammino e l’inizio di qualcosa che ancora non conosciamo»
Così gli Endrigo introducono il nuovo disco Ossa rotte, occhi rossi, prodotto da Andrea Marmorini (Woodworm, La Quiete) e Jacopo Gigliotti (Fast Animals and slow kids), pubblicato da Indiebox Music (distr. digitale Artist First – distr. fisica Self – promo. IndieBox Music).
Endrigo traccia per traccia
Si parte dal già noto singolo Straight outta Villaggio Sereno (BS), pezzo fortemente rancoroso e autobiografico, in cui l’atteggiamento narrativo struggente si coniuga con un drumming potente e chitarre altrettanto adirate. L’atteggiamento punk si rafforza, anche se con spunti leggermente meno introversi, con Controcrederci.
Le chitarre si intestano il brano successivo, Paolo salva il mondo, altro pezzo decisamente aggressivo e virulento. Bob Dylan racconta altre storie di provincia, con i cori ma senza sensazioni festose. Sobrio cambia del tutto atmosfera, raccontando storie di violenza privata con una tenerezza inimmaginabile, almeno nella prima parte del pezzo.
Si procede poi con Supertele, dal nome di un famoso pallone da calcio vintage: il pezzo recupera ritmo e respiro, con un panorama per una volta un po’ più ironico. Un po’ di Strokes negli accordi iniziali di Letargo, che se la prende con il mondo dei talent e con la fretta di emergere. Spara al contrario mette la propria aggressività al servizio di un altro pezzo dal carattere narrativo più intimo.
Atlantide non ha profili favolistici né sognanti, anzi continua a confrontarsi con il livello del suolo e con una disperazione intensa espressa soprattutto da voce e chitarre. Frankenstein cambia l’aria impostandosi su sonorità minimal per far emergere con realismo crudo e tagliente la durezza delle parole. Si chiude con Buona Tempesta, un rock robusto e ricco di rimpianti ma un po’ meno claustrofobico rispetto ad altri episodi del disco.
Album deciso e incisivo, quello degli Endrigo, che riescono a raccontare di sé senza perdere di vista né la canzone né la storia. La band riesce a far correre tutto in fretta senza mai sbandare, un merito non da poco.