Più che un concerto, una promessa d’amore eterno rinnovata. Un po’ come succede con gli anniversari importanti, quelli a cifra tonda magari, in cui sembra scontato ribadire ancora una volta quel che dovrebbe essere ormai assodato, ma è importante per chi quel sentimento lo vive, lo sente rinnovarsi ogni giorno, a ogni sguardo, a ogni ascolto. Questo è quanto andato in scena a Genova, all’Arena del Mare del Porto Antico, nella serata dedicata agli Ex-Otago targata Live in Genova Festival: eroi locali per eccellenza, con un sold out scontato ancor prima che l’ultimo biglietto venisse venduto, radunando un pubblico di giovanissimi e non armati di voglia di cantare, di stupirsi e di riunirsi in un abbraccio stretto e carico di affetto. Un affetto, quello per Maurizio Carucci, Olmo Martellacci, Simone Bertuccini e Rachid Bouchabla, che ha travolto anche Giorgia Sudati, nuovo elemento live della band che ha saputo conquistare in pochi istanti l’intera platea, che li aspettava con impazienza dopo quattro lunghi anni di silenzio.

Cinquemila anime si sono date appuntamento per cantare insieme una scaletta carica di sentimenti buoni, ma decisamente poco buonisti, in cui ogni elemento della band ha trovato spazio e tempo sia come singolo sia come parte di qualcosa di più grande, che ha acquisito ancora più consistenza grazie agli ospiti che si sono susseguiti sul palco: se la presenza di Olly, anche lui genovese e protagonista di Non credo più a niente nel nuovo album Auguri, era praticamente scontata, quella di Willie Peyote, da poco reduce dal suo concerto nella stessa location ha piacevolmente sorpreso.

Ciò che invece non ha per nulla stupito è la presa di posizione decisa e chiara che gli Otaghi hanno ancora una volta deciso di condividere: una bandiera palestinese in scena, mentre tutti le si riuniscono attorno, senza bisogno di aggiungere parole di circostanza; il ritorno insieme alla band di Elisa Casaleggio, in arte Hellsy, donna transgender che già aveva calcato insieme al gruppo il palco del Concerto del Primo Maggio sottolineando ancora una volta l’importanza di essere se stessi, sempre e comunque, e con coraggio: ‘Qualunque pelle abiti, tu non tradirti mai‘. E poi ancora i tanti banchetti che hanno animato l’area concerti, da Amnesty International al comitato locale No Funivia, da Ultima Generazione a Genova che osa. Prendere posizione: lo stai facendo bene, insomma.

A unire tutti questi elementi è sempre e solo lei, la musica: quasi due ore piene di spettacolo, accompagnate da un gioco di luce incredibilmente piacevole, i cui i ragazzi di Marassi hanno dato tutto. Ci sono i pezzi nuovi, quelli contenuti nell’ultimo lavoro discografico e già diventati compagni di questa nuova stagione musicale, come il feat. con Olly già citato e Mondo Panico con Fabri Fibra. Ci sono i pezzi dei primi album, tra cui Gli Ex-Otago e la Jaguar gialla, con cui la band ha deciso di aprire la serata. E ci sono i classiconi, quelli che tutti conoscono: Mare, Gli occhi della luna (su cui ha fatto capolino Willie Peyote), La nostra pelle, Cinghiali incazzati, Quando sono con te, Solo una canzone e l’immancabile Costa Rica per citarne solo alcuni. Spazio anche a Fauno, brano del repertorio solista di Carucci, e un omaggio mani al cielo a Franchino, il dj e vocalist leggendario recentemente scomparso.

Un live per cinquemila intimi, dove tutto per qualche ora è rimasto sospeso, dove il cuore ha trovato pace dopo giornate stanche. E un pensiero, ancora, ad accompagnare il ritorno a casa: Qualunque cosa tu faccia / Che sia l’amore o la guerra /
Si ripercuote sulla luna / E su tutta la terra
.

Sul palco del Live in Genova Festival, prima degli Ex-Otago, anche I miei migliori complimenti, vecchia conoscenza tanto amata sulle pagine di TRAKS, che hanno proposto i brani contenuti nell’ultimo album omonimo e che, finalmente, siamo riusciti a vedere dal vivo seppur in formazione ridotta.

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