“La musica è in effetti inutile, specialmente quando non ha voci umane alle quali aggrapparsi, eppure ci teniamo tanto, alla musica, perché ci aiuta a raccontare quello che non è raccontabile”. Così i FLeUR introducono Caring About Something Utterly Useless, il loro secondo album in uscita per Bosco Rec, in cd a tiratura limitata e in digitale.
La musica del duo sperimentale, formato dai torinesi Enrico Dutto e Francesco Lurgo, quest’ultimo trasferitosi da tempo a Milano, è incentrata sul dialogo tra la programmazione elettronica e il calore umano delle mani che suonano chitarre e tastiere, che si amalgamano tra loro fino al punto in cui le due componenti diventano simbiotiche e i rispettivi margini si confondono, in modo che i suoni digitali mutano in respiri e i muri elettrici alzati dalle corde diventano ruggiti sintetici.
Tutti i brani contenuti in Caring About Something Utterly Useless sono di recente lavorazione: alcuni sono stati scritti per opere teatrali e performance dal vivo in gallerie d’arte; altri sono nati nel corso di improvvisazioni e delle riflessioni forzate dal lockdown del 2020. In ogni caso, le sette tracce in scaletta sono divenute un insieme coerente grazie alla produzione di Emilio Pozzolini, membro degli indimenticabili port-royal. Lo stesso Pozzolini firma l’alt-mix di Narcissus’ Scream (For Sarah K.), il recente singolo ispirato alla drammaturga Sarah Kane.
FLeUR traccia per traccia
Si parte con gli accordi mesti di The Lowest Tide (For Matteo G.), prima ballad del disco dalle risonanze ampie. L’orizzonte si fa sempre più largo con il procedere del brano, e l’atmosfera sempre più drammatica e incombente.
Narcissus’ Scream (For Sarah K.) si fa anche più lancinante, soprattutto in una seconda parte molto dettagliata.
Le minacce arrivano dall’alto con Unnatural Grace, che si muove con bassi inquieti e pericoli in arrivo. Il pianoforte fornisce una via sghemba all’incedere del brano.
La tensione si trasforma in un movimento molto rumoroso e quasi industrial all’interno di For Pierre Brassau.
Sentimenti più delicati quelli che emergono da My Battery is Low and it’s getting dark, che ci accompagna comunque per mano nel bosco, verso rischi non pronosticabili.
Si procede a loop nella camminata sonora di The Philadelphia Experiment (For Gwydion) che cresce poi verso l’alto nella seconda parte.
A chiudere ci pensa The Highest Tide, un’onda alta ma tutto sommato abbastanza serena, almeno finché non intervengono voci incomprensibili in background.
Cambiano le atmosfere ma senza rinunciare alla coerenza stilistica, nel disco dei FLeUR. Il duo racconta storie nere senza l’ausilio delle parole, e riesce a offrire un panorama inquieto dalle molte sorprese.
Genere musicale: post rock
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