G.Bit, “Tilt!”: recensione e streaming

Tilt! è il nuovo album di G.Bit. G.bit è il nome d’arte di Gianmarco Bitti, cresciuto a La Spezia, si avvicina a un percorso artistico inizialmente come ballerino per poi evolvere definitivamente come rapper.

Per svelare la data di uscita di “TILT!” G.Bit ha coinvolto i propri fan attivando una speciale call to action. Inquadrando una banconota da 20 euro attraverso l’applicazione le animazioni disegnate da Laurina Paperina prendono vita e interagiscono con la banconota, rivelando le informazioni sul nuovo album.

G.Bit traccia per traccia

L’apertura con Scalmanati è già piuttosto carburata: ovviamente scorretto e provocatorio, i fondamenti del brano affondano nel rap americano, con continue citazioni pop.

Anche più cattiva Fumo Bevo Rido, costellata da urletti e versetti di sfondo, del tutto politically uncorrect, si appoggia su basi abbastanza essenziali.

Stonato si inserisce in un’atmosfera piuttosto oscura e fumosa, con qualche oscillazione e una traiettoria piuttosto sghemba. (“E’ l’era dello streaming e tu mi hai streamato il ca…” va sottolineata, comunque).

Quasi rock pop Oh Baby, che si stacca un po’ dai discorsi hip hop più classici per esplorare territori diversi, sempre senza abbassare la guardia.

Si torna a idee più integraliste con 50 kg, che include un featuring di Dani Faiv (certo le proporzioni di peso cui si allude nel testo devono essere un filo scomode da gestire).

G.Bit G.Bit G.Bit è una canzone manifesto che elenca i generi per ribadire la propria personalità. Faccio quello che voglio, con Mike Lennon, fa due passi nella trap.

Si torna all’acidino con Casino, bella fitta. Clacson ricorre a qualche sottile metafora, con un filo appena di allusioni nascoste fra i beat.

C’è un po’ di oscurità nelle atmosfere di Stronzo, che a dispetto del titolo e di una certa aggressività a ondate è fra i pezzi pensosi del disco.

Sold Out si allinea su mood tutto sommato simili, con loop finale. E si resta sul soft, almeno a livello musicale, anche con Stanco, che chiude il disco.

Brani veloci e brucianti, uno spirito punk e un solco scavato nella tradizione del rap più provocatorio, G.Bit consegna alle stampe un disco sporco e cattivo, forse non troppo alla moda, ma (anche per questo) interessante.

Genere: hip hop

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