Testo e foto di Chiara Orsetti
E dirti cose che non
Posso, posso, posso, posso, posso
Dire in italiano ma in romano sì che
Posso, posso, posso, posso…
Posso dirlo allora in romano? Carl Brave è un grande, adorabile paraculo. Sorride, si muove, gesticola e sorride ancora, tutto completamente a favore di foto e di pubblico. E canta, canta molto, canta più di quanto ci si potesse aspettare se non si è mai andati a un suo concerto. Anche se non si trattava veramente di un live dedicato all’artista romano, bensì della quarta serata targata Goa Boa Festival.
Il primo a salire sul palco principale è Olly, rapper genovese classe 2001, che è riuscito a entrare nell’olimpo degli artisti amati dai giovanissimi, tanto da totalizzare oltre 100mila visualizzazioni del suo ultimo singolo, Il primo amore, in una sola settimana. Dall’altra parte, subito dopo, è la volta di Fadi, cantante italo nigeriano che ha fatto sue sia le origini africane che quelle del cantautorato nostrano, creando un mix esplosivo.
La serata prosegue velocemente, ed è la volta di Dutch Nazari. Non una rivelazione per chi si barcamena nel mondo indie, sale sul palco con occhiali da sole scuri e camicia chiara. La sua ricetta che mescola rap e cantautorato convince, la scelta di parlare d’amore e di attualità pure. Il suo live coinvolge il pubblico, la sua parlata fa brillare gli occhi delle ragazze delle prime file. Sceso dal palco prosegue la sua serata in mezzo al pubblico, scattando foto e regalando sorrisi, stavolta senza occhiali, con evidente aumento delle vittime del suo fascino.
Si cambia di nuovo palco, e c’è Dola a farla da padrone nel second stage. In bilico anche lui, tra il graffiato della voce e la ruvidezza dei testi. Nonostante non sia proprio di facile ascolto, la sua fan base è attiva e conosce a memoria i testi dei suoi brani, tratti dal suo album Mentalità.
Direttamente dal suo pianeta, ecco sbarcare Ghemon: espressione sempre un po’ svanita, look stravagante e personalissimo, riesce a incantare il pubblico di Genova con la sua voce calda. Sicuramente l’artista che riesce meglio a incarnare la vena cantautorap che contraddistingue la serata, oltre al brano Rose Viola, presentato a Sanremo, Ghemon regala quasi un’ora di concerto ed è evidente che molti dei biglietti venduti sono anche per merito suo.
Il buio cala, gli animi si scaldano e sul second stage c’è Pnksand a regalare l’ultima esibizione prima da quel lato di piazzale. Un progetto “NuSoul” pensato e creato dell’autrice afro-italiana Chantal Saroldi, e dal batterista/produttore Nicola Arecco. Sound morbido, voce calda, è certo che si sentirà parlare di questa coppia anche in futuro.
Si ritorna, per restare, al palco principale. Le prime file ora sono formate interamente da giovanissimi, in trepida attesa per l’arrivo di Alfa. Rapper genovese anche lui, ma da 6 milioni di views su YouTube. Appena sale sul palco c’è forse il boato più forte sentito finora da davanti le transenne: e Andrea de Filippi lo sa. Racconta di come in poco tempo siano cambiate le cose, di quando in prima fila ai concerti c’era anche lui, del prossimo trasferimento a Milano che ha intristito molto i fan. Durante l’esibizione ritorna sul palco anche Olly, e insieme cantano Dove sei? l’ultimo pezzo prima di lasciare definitivamente la scena a Carlone.
Ed eccolo arrivare, Carl, annunciato dai suoi musicisti elegantissimi con un pezzo interamente strumentale. Chapeau e una versione riarrangiata, quasi swing, di Camel blu hanno il compito di aprire il concerto, e l’entusiasmo non manca sia per la sua entrata in scena, sia per la voglia che ha di far vedere quanto sia figo. Potrebbe quasi risultare antipatico se non fosse adorabile. Nonostante gli occhiali scuri si vede che si diverte, che sorride, che ama quello che sta facendo.
I suoi pezzi sono mitragliate di parole ma tiene sempre il colpo, è forse il pubblico a faticare per cercare di tenere il passo. Arriva il momento di Professoré e sul palco sale un’avvenente insegnante che rimane a ballare insieme alla band per tutta la durata del pezzo, accompagnato dalle preghiere silenziose di chi va ancora a scuola di trovare a settembre una prof così.
La festa sul palco continua, boati su pezzi che lo hanno consacrato come solista come Fotografia, Vita, Pianto Noisy, senza dimenticare il passato insieme a Franco 126 interpretando Noccioline, Polaroid e Sempre in due. Asciugate le lacrimucce, l’attenzione è rivolta alle luci sul palco degne di concerti internazionali che proiettano giochi anche sugli alberi di fronte. Piano piano ecco avvicinarsi la fine dello show: Merci, Vivere tutte le vite e Posso sono i brani con cui Carl Brave inizia a congedarsi dal pubblico, fino ad arrivare al gran finale con Malibu.
D’altronde se non metti l’ultimo noi non ce ne andiamo. Lo spettacolo ha sforato la mezzanotte, ma ci sarebbe stato ancora fiato per ballare insieme a questo ragazzaccio romano che ha conquistato i cuori di tutti i presenti, anche giovanissimi. C’è Gigi D’Ag che accompagna verso l’uscita, perché essere tamarri fino in fondo è un dovere morale. Chapeau, chapeau, chapeau.