Gianni Bismark, “Nati diversi”: recensione e streaming
Nati diversi è il nuovo disco di Gianni Bismark. Ricco di alcune selezionate collaborazioni e di una forte carica di oscurità, il nuovo album del rapper romano fornisce un nuovo spaccato della sua città e della sua vita, in termini molto sinceri.
“Il titolo del disco – racconta Gianni Bismark – è un omaggio a tutte quelle persone che si sentono vere in un mondo troppo spesso oggi fatto di costruzioni e finzione. Viviamo circondati da falsi ben costruiti che si mostrano ogni giorno sui social network in un modo ma che nella vita reale non assomigliano affatto ai personaggi che si sono costruiti”.
Il rapper romano prosegue spiegando: “Io voglio parlare, raccontare, scrivere per chi come me si sente diverso da tutta questa finzione, si sente uno come tanti, semplice, onesto. Parlo ai miei fratelli e sorelle, e so che ce ne sono tanti là fuori che rivogliono la verità, nei rapporti, nelle storie, nelle immagini…”
Gianni Bismark traccia per traccia
Scherzo rido non è proprio molto ridanciana, anche se parte dall’assunto “Voglio fa ‘na hit estiva”. Romana e di cattivo umore, apre il disco con un po’ di oscurità.
Si prosegue con Nati diversi, percorso sonoro electro pop su un testo comunque aggressivo. “Bella pe’ Gianni”: Ne hai fatti 100, con Tedua e Chris Nolan, racconta di vita di strada e di vicoli.
Molto oscura e piuttosto tormentata Poche persone, che si concentra sul proposito di fare da soli. “Meglio farse ‘na raggione/meglio gente che ragiona”.
Intro melodica quella de La Strada è nostra, con Geolier e Sick Luke (che come da abitudini si annuncia a inizio brano). Pianoforte e chitarra per un pezzo piuttosto evocativo.
Poche abitudini da gentleman ma un fraseggio fitto per Nse vedemo mai, piuttosto cupa e pessimista, parlando di relazioni.
Non che si migliori di umore con l’intervento di Franco126, con cui si rinnova la collaborazione per un’altra storia notturna e malinconica, dal titolo Mi sento vivo.
Una notevole ondata di rabbia si scarica con Quello vero, scritta in modo molto tumultuoso e potente.
Rivendicazioni di autenticità emergono in modo diretto all’interno di Negativi, con l’intervento netto di Quentin40.
Fischio morriconiano e un altro rappato fittissimo quello di San Francesco, brano di rimpianti e ricordi.
C’è una resurrezione in corso all’interno di Gianni nazionale, con una discreta esplosione di egocentrismo ma anche concetti interessanti come: “Faccio ‘na carbonara poi m’atteggio”.
“In una vita quante storie”: molte le storie contenute anche in Fateme santo, altro brano con passaggi all’oscuro, raccontando di errori e di amicizie tradite.
Gianni Bismark regala un disco molto duro a tratti ma, come già si diceva, anche piuttosto sincero. Concetti e racconti impilati in canzoni spesso piuttosto claustrofobiche, ma qui e là anche un certo gusto per la melodia. Un disco sicuramente molto ben riuscito.