Dall’altra parte del mondo è il debut album di Gregorio Sanchez, fuori in digitale e nelle versioni cd e vinile per Garrincha Dischi e Fonoprint. Dopo aver raccolto consensi con l’omonima title track – che continua a collezionare centinaia di migliaia di ascolti sulle piattaforme streaming il songwriter bolognese è pronto a fare il suo debutto discografico. 

«I brani me li sono portati dietro attraverso luoghi ed ecosistemi molto diversi, diversi stati d’animo e diverse stanze: alcuni vengono da Bologna, alcuni da Milano, molti dalle montagne, uno dall’America Centrale, un paio sono passati da Roma e uno da Marte.  Dentro ci sono tutti i miei ultimi 5 anni, che all’inizio volevo raccontare solo a me stesso e a qualche amico, poi la situazione mi è sfuggita di mano e ora mi ritrovo a condividerlo con tutti quelli che lo ascolteranno.»

Gregorio Sanchez traccia per traccia

Partenza (abbastanza) tranquilla quella di Dopo Marte, che ha un passo molto placato benché abbia un sottostrato percussivo quasi minaccioso. Il ritratto della fuga cosmica dopo la fine di un rapporto risulta piuttosto casalingo.

Quotidianità che si riverbera su Pesce lesso, secondo episodio tranquillo e per lo più acustico, con ironia leggera e piccoli indizi sonori a costruire un mosaico di sensazioni piuttosto delicato.

La title track Dall’altra parte del mondo ha lo stesso umore di leggera malinconia ma qualche synth in più, posto che le ritmiche hanno strutture sempre articolate e mai banali.

Sono almeno tre le scuse per le quali fuggire, all’interno di Bosco verticale, canzone più animata e di corsa delle precedenti. Si fischietta un po’ e si ragiona come i genitori, in un brano che si riempie di suoni un po’ alla volta.

In effetti San Giuliano è vicino a Milano, ed è da lì che Gregorio scrive una lettera che ha idee quasi tropicali, per certi versi. L’idea di base è lei che se ne va, con il suo esercito di smorfie.

Confronti tra le mani in Macchine volanti, su un background sonoro che sa quasi di jazz, comunque piuttosto notturna e ricca di dubbi più che di certezze.

Ecco poi che arrivano gli Indiani, ma si tratta di tribù molto pacifiche evidentemente, perché la canzone ha un andamento calmissimo e suoni acustici.

In crescita sonora invece Vulcani, che si diffonde in metafore. “Mi sembra d’essere normale”: la chitarra tiene insieme il pezzo, più descrittivo che narrativo.

Un’ondata pop travolge Senno di poi, breve ma molto vivace, benché racconti di esperienze abbastanza usuali, tra prospettive future che non sprizzano ottimismo.

Poteri sovrumani e qualche immagine splatter per Orsi e mondiali, che ha sprazzi di surrealtà spinta e qualche virtuosismo (di ukelele?). Versione alternata (demo) di San Giuliano per chiudere il disco.

Le avventure di Gregorio Sanchez si affollano, suggestive e a volte divertenti, nel disco. Niente di stravolgente o del tutto inedito, ma la delicatezza e lo stile con cui canzoni e album sono costruiti fanno pensare che questo sia un esordio da tenere d’occhio con attenzione, perché la personalità del ragazzo è di quelle che fanno presumere un talento in crescita e a lunga durata.

Genere: cantautore

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