Dopo i singoli Mayday, Stop. Go! e il video di Pillola Azzurra, il Gruppo Palude è pronto a rilasciare il suo primo disco su tutte le piattaforme digitali. “Archè, dal greco origine, principio: questo è il titolo di un concept album che combinando diverse influenze musicali accompagna l’ascoltatore in un viaggio, lasciandogli la possibilità di immedesimarsi o essere spettatore, alla scoperta di un Io dimenticato e bistrattato, della propria identità e delle proprie risorse. Un viaggio interiore inevitabilmente pieno di alti e bassi prima di arrivare alla meta; l’incontro con la frustrazione, la rabbia, la fuga dalle emozioni più profonde e nascoste, tutti momenti delineati dagli accompagnamenti musicali che raccontano, assieme ai testi, le difficoltà e i successi del percorso“.
Allo stesso modo la lavorazione del disco è stata lunga e ricca di insidie. In primis l’avvicendamento nel ruolo di cantante e autore dei testi avvenuto in corso d’opera, fatto che già di per sé rende unico questo lavoro, ha portato a una ricomposizione dei brani in studio con la produzione affidata a Mat Den di La Maison Music Factory. In secondo luogo una pandemia che rivoluziona il nostro quotidiano e carica beffardamente di attualità un disco dal sapore apocalittico.
“La sperimentazione sonora e compositiva sono stati al centro della creazione di questo lavoro. Un tuffo in “Un vortice dove trovare sé stessi”, una ricerca lunga e tortuosa, verso un finale felice?”
Gruppo Palude traccia per traccia
Aperto da una sirena insistente, Mayday è un grido d’allarme elettrico e rumoroso, capace di introdurre ai suoni del disco fin da subito con una certa carica di passione. Come nel prog d’antan la canzone prevede svariati cambi di scenario, senza intaccare la sostanza del brano.
Più orientata in sensi crossover, con strofe rappate e moltissima aggressività anche vocale, ecco poi Stop. Go!, una ripartenza feroce e orientata anche dalla chitarra.
Pillola azzurra si fa cavernosa, con il basso che dardeggia in modo sotterraneo, in contrasto alla vocalità che oscilla tra gli stilemi del rock classico e il lavoro sporco che si fa rappando.
Sensazioni che arrivano da lontano quelle de Il canto delle sirene, narrazione omerica con groove di basso e atteggiamenti bellicosi assortiti, con la chitarra che sfarfalla in modo vibrante.
Approccio morbido quello di Prosopopea, che però ci mette poco a esplodere. Con un titolo che fa pensare ai Timoria, probabile caposaldo del Gruppo Palude, ecco Il guerriero, schermaglia animata da un drumming particolarmente vivo.
Dopo la lunga cavalcata precedente, Nostalgia si fa un po’ più meditativa e sintetica. Le sensazioni progressive anni Settanta si rifanno vive con Hey Man, che ha brandelli acustici.
A dispetto del titolo, Piangere da soli non è malinconica, anzi quasi danzereccia, con influssi orientali e molto parossismo, soggetto a metamorfosi sonore quasi continue.
Si chiude con Ora e qui, un hic et nunc che evoca Don Chisciotte e altri eroi, chiudendo con impeto e con voglia di liberta il disco.
Rock isn’t dead/if you want it. Ok, la semicitazione lennoniana l’abbiamo fatta e siamo a posto così. Però è un fatto: ci sono tanti ingredienti ancora buoni e che non puzzano di vecchio nella storia del rock. Aspettano solo qualche ricombinazione intelligente.
Ed è proprio questo l’approccio del Gruppo Palude, di cui mi convince poco soltanto il nome, ma che soddisfa appieno criteri di originalità e di creatività. E che mescolano senza problemi strutture progressive quasi da Pfm con strofe rappate, chitarre elettriche classiche con idee nuove. Il risultato non è “per tutti”, ma può appagare molti.
Genere musicale: rock alternativo
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