Anything è il disco d’esordio degli Hiroshi. Nati a Fermo durante un piovoso marzo del 2015, gli Hiroshi. sono Luca Torquati, Lorenzo Renzi, Nicolò Bacalini e Alessio Beato. Il loro suono è una combinazione di elettronica, shoegaze e dream pop. Nel novembre 2015 la band vince l’Homeless Rock Fest. Nel gennaio 2016 la band pubblica il suo primo ep, 宏, e inizia a suonare in vari club e festival marchigiani.
“Anything” nasce come un collage di memorie infilate in una catena, il concept è quello del frammento. Come le foglie di un oracolo, che venendo spostate dal vento mostrano la multiformità delle parole e dei significati al viandante incerto. L’album è stato anticipato, nel mese di ottobre 2020, dal singolo Days.
Hiroshi. traccia per traccia
La parte sognante della band è subito evidente da Lost Highway – Reloaded, il brano che apre l’album e che si allunga su digressioni sintetiche morbide che rimandano anche più in là dello shoegaze (Alan Parsons Project e giù di lì).
Un po’ più drammatico e marcato il passo d’ingresso di Trading Places, i cui sforzi iniziali si sfumano e si fluidificano con l’andare del brano.
Dinamica e decisamente da corsa, ecco poi Run Ran Run, che gareggia con se stessa con un drumming molto veloce e importante, e anche qualche gorgoglio sonoro.
Intimate tiene fede al suo titolo, almeno sulle prime: poi arriva la batteria e l’atmosfera cambia, pur rimanendo a bordo di soffici nuvole sonore.
Più voluminose e malinconiche le atmosfere di Days, primo singolo compatto e omogeneo. Un po’ più frastagliati i suoni di Isolation Row, che a dispetto del titolo quasi dylaniano si carica di panorami sintetici e di un certo minimalismo, che poi svanisce in coda al brano.
Mountains ha l’aria del pezzo tranquillo e invece è tutt’altro: una grande animazione prende possesso del brano e frulla i suoni in modo quasi incontrollato.
Ecco poi Float-Reloaded, che si muove galleggiando su loop circolari. Il disco si chiude in modo ancora dinamico, con Shapes, crepitante di suoni e di sensazioni.
Disco molto interessante e debutto promettente quello degli Hiroshi., che si avvicinano decisamente al lato più dreamy ed elettronico (e meno chitarristico) dello spettro shoegaze, e lo fanno con consapevolezza e qualità, senza incontrare mai cadute di tono.