Da oggi mercoledì 21 aprile è disponibile in digital download e in streaming Ouverture, il nuovo disco della Hofmann Orchestra, formazione alternative rock romana al proprio esordio discografico. Il lavoro, mixato da Davide Lasala con Andrea Fognini (Giorgieness, Nic Cester, Gorillaz, Dell’era) e masterizzato da Giovanni Versari (Verdena, Afterhours, Muse, Bobo Rondelli), arriva dopo il singolo d’esordio Tutti i nudi vengon al petting e racconta la rinascita e la voglia di riprendere in mano la propria vita rivoluzionandone gli aspetti negativi.

“Con questo disco vogliamo sottrarci ai clichè della scena indipendente, divenuta negli anni sempre più conservatrice. Dieci canzoni rock, che miscelano punk, stoner, noise, ma anche ritmi tribali, e dalle strutture non sempre tradizionali, nelle quali ci sgoliamo fino a far uscire pure l’anima. “Ouverture” rappresenta anche un nuovo inizio per noi tre e per la nostra stessa musica, che per ragioni personali avevamo messo da parte”.

“Ouverture” è stato scritto e composto da Giulio Cecchini, che ne ha curato anche la produzione artistica. Registrato al Piccolo Studio Onirico. Mix e produzione addizionale: Davide Lasala presso Edac Studio. Mastering: Giovanni Versari presso La Maestà. Arrangiamento: Cecchini, La Rosa, Taborri. Hanno suonato: Giulio Cecchini (Voce, Cori, Chitarre dritte e reverse, Hammond, Sitar Elettrificato, Rumore&Effetti); Alessandro La Rosa (Batteria); Stefano Taborri (Basso).

Hofmann Orchestra traccia per traccia

Dissonanze coordinate quelle che aprono il disco con Ouverture, che è sia title track sia apertura, come da titolo, con la voce che fa da guida attraverso le oscurità iniziali con qualche accenno di teatralità e di acidità psichedelica che cresce un po’ per volta.

Si romba e si pesta con Mustang (Cambiare car è una scelta di vita), che cita Leopardi ma sceglie la strada dell’elettricità e di sentimenti rock quasi stoner, perseguendoli con coerenza.

Un po’ di Afterhours e molta aggressività ne La mia vita o poco più, molto piena di suono e piuttosto vibrante. Battiti importanti quelli che si incontrano in Via d’uscita, che accenna a inserire un organo per conferire un che di ieratico.

Voce sottile e ambiguità sonore caratterizzano Desertica, che ha un drumming monumentale ma anche molti contrasti da consumare.

Una chitarra un po’ western e la voce dominano Fuoco fatuo, che dopo un’intro minimal inizia a picchiare percussioni tribali e si fa voluminosa. La canzone abbassa i toni e introduce direttamente a Il mondo dei bodhishattva, che ha una chitarra un po’ alla U2, per uno strumentale dai ritmi controllati.

Ecco poi il singolo, la rumorosa Tutti i nudi vengono al petting, incalzante e con un po’ di ironia sparsa. Mortobotanico prosegue con i giochi di parole, aprendo con un coro funereo ma intervenendo subito con rulli di tamburi e molto rumore. Ne esce un pezzo profondo e inquietante, con contorni rituali.

La chiusura del disco è affidata a Rivoluzioni in svendita, che usa il pianoforte per introdurre un pezzo che in realtà sarà comunque elettrico e un po’ beatlesiano, con movimenti sinuosi.

I debiti nei confronti dell’indie rock classico di casa nostra da parte della Hofmann Orchestra sono evidenti, ma saper imparare da buoni maestri è una virtù. Il disco della band romana è corposo, ricco di vibrazioni e di sostanza, ben scritto e ben suonato. Insomma un primo passo nella direzione giusta.

Genere musicale: rock alternativo

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