Il Muro del Canto, “L’amore mio non more”: la recensione

S’intitola L’amore mio non more, quarto lavoro in studio de Il Muro del Canto, il gruppo rock folk romano, dal suono ruvido e intensissimo, che unisce modernità e tradizione in un’autentica voce popolare senza tempo.

Il disco è stato anticipato dal singolo La vita è una, uscito lo scorso luglio, con il videoclip impreziosito dalla presenza come protagonista dell’attore Marco Giallini nei panni del custode della Palestra Popolare del Quarticciolo e dal secondo estratto “Reggime er gioco”, il cui video vede protagonista Vinicio Marchioni.

Il Muro del Canto traccia per traccia

L’album si apre con Reggime er gioco, che ha radici folk, con tratti di fisarmonica, ma anche sviluppi elettrici molto più vicini al rock.

Stoica mette in evidenza un lato più malinconico: uno dei due testi scritti in italiano si dipana in modo quasi filosofico.

Più stornellante la title track, L’amore mio non more, che parte dalla chitarra acustica per poi allargare i suoni a ventaglio.

Piuttosto mossa fin dalle prime battute Novecento, che si adorna di aneddoti piuttosto noir, prima di esiti ancora una volta rock.

Senza ‘na stella ritorna a modi più tradizionali, peraltro con colori diversi dovuti alla voce di Lavinia Mancuso.

Una storia a tinte oscure quella di Roma maledetta, recitata a partire da Romolo e Remo, passando da Servio Tullio, Giordano Bruno e Pierpaolo Pasolini.

Quasi allegra, anche in comparazione, Cella 33, danza folk molto baldanzosa e animata, a dispetto dei temi trattati.

Al tempo del sole va sul personale, si fa corale, utilizza la fisarmonica come strumento di raccordo e mostra una tessitura piuttosto fitta.

Altro recitato è quello che apre Ponte Mollo, che ha atmosfere sonore morriconiane e toni accorati.

Ecco poi il singolo La vita è una, movimentato e a ritmi alti. C’è molta chitarra, soprattutto nella seconda parte, sia classica sia elettrica, in Domani.

Si dedica alla matematica il recitato Il tempo perso, su basi rock-blues e su temi, a ben guardare, inquietanti.

Il Muro del Canto riesce a camminare in equilibrio fra tradizione folk e suoni contemporanei, regalando spesso brani ad alto livello di intensità e di dramma.

Genere: folk rock

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