TRAKS torna a proporti cinque recensioni in breve, di ep e lp che potresti aver (colpevolmente: vergognati) trascurato.
Manetti!, “Manetti!”
Manetti!, la band di Andrea Maglia dei TARM e di Alessandro Mariano dei Minnie’s pubblica un ep omonimo da tre pezzi. Il disco esce, un po’ a sopresa, oggi 1° dicembre per Sangue Disken, in attesa del disco che verrà pubblicato nel 2018. Si parte da B.O.H, che ha ritmi e suoni rock ma anche una morbidezza del cantato affine al pop. Si prosegue con Favolosa, uno strumentale che conserva le sonorità e i modi del brano precedente, rallentando i ritmi e concendendosi qualche possibilità di esplorazione. Si chiude con una rumorosa Do You E, figlia di tracciati 90s, di idee shoegaze, di orizzonti sonori molto vasti. Buon lavoro per i Manetti!, che filtrano le influenze internazionali attraverso le lenti della propria, spiccata, personalità.
Killer Sanchez, “Pneuma”
Cinque canzoni per un ep dal titolo Pneuma: la stoner band milanese Killer Sanchez ha appena pubblicato il proprio nuovo lavoro. I Killer Sanchez nascono a Milano nell’aprile 2012; la loro ricerca musicale si rivela da subito una componente importante per la band, che partendo da una matrice di base hard rock ha spaziato liberamente, proponendo testi in italiano. Dopo alcuni cambi di line up, la band è composta da: Gabriele Carbone – Voce; Sebastiano Mignosa – Chitarra; Paolo Siepi – Basso; Luca Zabotto – Batteria. L’ep si apre con una molto aggressiva ma anche fluida Signor Avvoltoio, in cui il cantato è limitato all’essenziale. Più trattenuti i ritmi di Bianco, con la sezione ritmica che si prende la scena, tra riferimenti lynchiani, in un pezzo in grado di crescere in modo molto irruento. Serenada Chainsaw adotta profili horror sviluppati in senso piuttosto teatrale. Si prosegue con la lunga e furente title track Pneuma, un rock oscuro con un drumming articolato. Ultimo brano Immobile, dapprima cupa e misteriosa, poi esplosiva. Buon ep per la band, che mostra una certa versatilità e anche l’originalità di alcune scelte.
Deep as Ocean, “Lost Hopes Broken Mirrors”
Lost Hopes Broken Mirrors è il nuovo lavoro del quintetto milanese Deep as Ocean: la band post metalcore ha pubblicato il nuovo lavoro per The Jack Music Records. L’ep è stato registrato e mixato da Matteo Magni presso Magnitude Recording Studio di Seregno (MB). Si parte da una robusta Fly or Fall, con qualche influenza nu metal. Non si abbassa la guardia con Broken Dreams, costruita comunque su dicotomie hard/soft. Sembra optare per vie melodiche Wasted, comunque irrobustita da tendenze gridate.Gli stessi contrasti si incontrano nella molto gutturale Fight for Something, prima che Dead Man chiuda il lavoro ancora con discorsi di alto impatto sonoro. Sound omogeneo e idee chiare per i Deep as Ocean, in grado di tenere alta la tensione per tutti e cinque i brani dell’ep.
Last Minute to Jaffna, “Quattro”
Quattro è il nuovo ep dei Last Minute To Jaffna. A due anni di distanza dal secondo full length, questo ep contiene due pezzi venati di post metal, per un lavoro della durata di circa 20 minuti. Si parte da una roboante Sandness, che ha ritmi non esageratamente accelerati ma una potenza di fuoco che si sviluppa a tutta apertura. Con il procedere del brano arrivano le urla gutturali, cambi di ritmo, cori spettrali, drumming marziale. Si passa poi a Cold Ground of Changing, altrettanto incendiaria e forse ancora più magmatica. A metà brano la furia si placa quasi all’improvviso, per poi crescere di nuovo fino alle conflagrazioni finali. Conferma per i Last Minute To Jaffna, piuttosto integralisti e sicuramente coerenti ai generi di riferimento, ma con la capacità di spaziare per orizzonti sonori molto vasti.
[bandcamp width=100% height=42 album=9034068 size=small bgcol=ffffff linkcol=0687f5]Ulver, “Sic Transit Gloria Mundi”
Sono passati da poco in tour dall’Italia (anche) per presentare il loro ultimo ep, Sic Transit Gloria Mundi, uscito un po’ a sorpresa e contenente tre brani rimasti fuori da The Assassination of Julius Caesar, l’ultimo album di studio pubblicato ad aprile. Gli Ulver, gruppo cult norvegese, regala così due inediti e un’inaspettata cover dei Frankie Goes To Hollywood. La prima traccia è Echo Chamber (Room of Tears), un brano che arriva da lontano e che delinea ascendenze che portano a decenni lontani del pop, oltre che un gusto antico per la melodia. Profili sintetici più spiccati, più echi quasi gregoriani, compongono le fondamenta di Bring Out Your Dead, capace poi di emergere pienamente alla luce con nuove attitudini indie pop, ma anche psichedeliche. Si chiude con The Power of Love, classicone dei FGTH, qui rivisto accentuando ulteriormente (se possibile) il profilo drammatico della canzone. Si direbbe che gli Ulver abbiano lasciato fuori i brani appositamente per avere qualcosa di interessante da proporre successivamente, perché la qualità dell’ep non fa pensare certo a degli scarti di lavorazione.
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