Intervista: Vale & The Varlet, dare una forma al materiale

vale & the varlet

Con un disco, Believer, ricco di giochi sonori, sorprese, Easter eggs (del resto, è stagione) ma anche di “canzoni” a tutto tondo, Vale & The Varlet hanno deciso di affrontare insieme il pubblico e la feroce critica (roar). Che ha reagito con curiosità e qualche meritato plauso per il duo al femminile: qui le risposte a qualche domanda che abbiamo posto loro.

Potete riassumere la vostra storia fin qui?

Ci siamo conosciute per caso a un seminario a Bologna, abbiamo cominciato a fare musica per divertimento registrando molto materiale al quale abbiamo deciso di dare man mano una forma. Quando siamo arrivate a undici canzoni abbiamo detto basta, di più nel disco non ci andavano!

Narra la leggenda che la lavorazione delle canzoni di questo disco sia stata effettuata con mezzi di fortuna, almeno nella parte iniziale. Quanto c’è di vero? Potete dirci com’è andata veramente?

Non direi, le nostre risorse erano molto buone, abbiamo utilizzato un bel computer, una bella scheda audio e dei buonissimi microfoni, seppur con cavi ronzanti! Ma avevamo trovato un rimedio per non farli ronzare, alla fine. Di vero c’è che abbiamo realizzato il disco tutto da sole, in camera, affiancandoci nella fase finale a due super collaboratori quali Franco Naddei per il mix e Giovanni Versari per il mastering.

Come sono nate le collaborazioni con Vasi e Savorani?

(Valentina) Vincenzo Vasi e Luca Savorani sono i nostri compagni e due splendidi musicisti che hanno creduto nel progetto e ci hanno supportato da sempre. Prima del nostro fortuito incontro avevo già composto alcuni dei pezzi presenti nel disco e li suonavo con Luca alla chitarra. In Alejandro in particolare, Luca è sempre intervenuto con il pandeiro e ci è sembrato naturale inserirlo anche nella versione definitiva.

(Valeria) Vincenzo ha assistito a diverse prove e sessioni di registrazione. Quando ha sentito Only A Man ha detto: “Qui serve un basso”. Il microfono era già lì, pronto, e in pochi minuti ha registrato un bellissimo basso vocale. Entrambi quando possono partecipano anche ai live e si divertono a diventare anche i nostri merchandiser!

Vale & The Varlet: uno strumento per accompagnarsi

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Come nasce “Slight Story”?

(Valentina) Slight Story è nata nell’ aula 19 della scuola di musica Sarti di Faenza, scritta inizialmente per pianoforte e voce. E’ stato il primo brano che ho composto in assoluto ed è nato dopo un soggiorno in Olanda molti anni fa. Ho sempre sofferto di non aver mai potuto e voluto suonare uno strumento, oltre la voce, che potesse accompagnarmi. Erano alcuni mesi che avevo iniziato a mettere le mani sul pianoforte e non vedevo l’ora di buttare fuori quella massa di idee che pulsavano in testa, per cui ho fatto i conti con me stessa e ho deciso di crearmi un linguaggio musicale semplice e immediato per comunicare quel che avevo da dire. Ero felice quando scrissi il primo, e ne sono seguiti subito degli altri come Oh Love me e Alejandro.

Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?

Per registrare questo album ci siamo servite di un pianoforte acustico, di un theremin, un violino elettrico e uno acustico, svariati pedali sia per la distorsione del suono che per creare dei loop sonori, alcune piccole potentissime tastiere giocattolo anni ’80, un piatto, una batteria elettronica e ultime ma non meno importanti le nostre voci.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?

Sono molti, ne elenchiamo alcuni dei più significativi. Fabrizio Puglisi, un grande pianista nonché maestro di vita nonché fautore inconsapevole del nostro incontro (ha tenuto il seminario al quale ci siamo incontrate) perché unisce alla sua sconfinata creatività e tecnica sopraffina una libertà espressiva che lo rende geniale. I Calibro 35, musicisti eccezionali che si sono costruiti una carriera da zero (abbiamo anche suonato per l’apertura di un loro concerto ed è stato molto emozionante); gli Zeus, un power-duo estremamente tagliente e autoironico, sono esplosivi; Pop-x, un pazzo da legare che sa realmente quello che fa.

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