Aletheia è il nuovo album di Izi: dopo quasi due anni di silenzio, un lavoro che segna un cambiamento netto e vissuto dall’artista alla stregua di un nuovo battesimo artistico, come se fosse il suo primo album.

Attraverso lo studio di svariati testi, sacri e filosofici, il rapper genovese ha cercato nuove chiavi di lettura della realtà costruendosi una propria visione spirituale dell’esistenza. La sua “verità“, appunto, traduzione del termine greco usato per titolo.

Izi traccia per traccia

L’introduzione ha un titolo importante come Il nome della rosa, che conta su sonorità vagamente orientali e un rappato piuttosto vertiginoso.

Si procede con Volare II (che apre parlando molto di Cogoleto, probabilmente un inedito nella storia dell’hip hop): il pezzo ha aspirazioni che si espandono in altezza ma anche una certa malinconia di fondo.

OK (feat. Speranza) parte piano ma poi acquista colori e riempie le casse di un rap veloce e torrenziale.

Dolcezza e pianoforte per 48H, che conta sul featuring di più alto profilo, quello con Sfera Ebbasta, il quale regala al brano una strofa piuttosto personale. Pur rispettando i dettami del genere, il pezzo risulta intenso e sincero.

La seguente si chiama Pace ma non sembra molto pacifica, anzi molto arrabbiata e ruvida, a dispetto delle richieste di pace.

Le contraddizioni e i contrasti continuano con Weekend (feat. ???), che racconta tante storie di “polverine”, su un background sonoro minimale e piuttosto oscuro.

A’dam riprende la tessitura usando per lo più fili elettronici e mostrando i propri meccanismi sintetici, con un sapore urban generale.

Più morbida Dammi un motivo, con il beat che cresce ma senza esagerare. Il testo trascina le parole con un senso di ubriachezza che lascia spazio a qualche momento di lucidità: “Fammi passare che devo andare a cambiare la mia vita/a quanto pare non sono immortale”

Uh, Che Peccato! si iscrive ai pezzi dalla tessitura più fitta. Ecco poi Dolcenera, cover di De André già proposta al Concertone del 1° maggio (ma non inclusa in Faber Nostrum, casomai ti venisse il dubbio). Una versione che accentua le caratteristiche “world” e più vibranti del pezzo.

Si torna ai featuring (Heezy Lee & Josh) con San Giorgio, canzone che parla di costine (e in cui peraltro il flusso delle parole a volte è così fitto da risultare incomprensibile).

Movimenti tropicali scomposti in apertura a Carioca, che si trasforma presto in una corsa a perdifiato.

Di subcomandanti e di Narcos si parla in Pasta e Molliche, ma si propongono anche usi alternativi dell’olio, in un pezzo tutto sommato moderato e dai toni malinconici.

Un flusso di coscienza contraddistingue Fumo da solo, che evoca fantasmi di vario genere. Ci sono gli archi e un’atmosfera da favola nera in Grande.

Si chiude con Zorba, improvvisamente fuori dai giochi verbali e lucidissima, filosofica e teologica, sicuramente molto tagliente.

Un disco intenso e ricco di contenuti, quello di Izi, che racconta le sue molte verità pescando a piene mani dall’archivio dei suoni dell’hip hop. Pochi e ben selezionati i featuring, per un album che si può girare da tutti i lati e trovare ovunque motivi di interesse.

Genere: hip hop

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