Jumping the Shark, “Amami”: la recensione

jumping the sharkIl duo pesarese Jumping the Shark, formato da Leonardo Antinori (batteria e voce) e Tommaso Tarsi (chitarra e voce) pubblica Amami. Il loro secondo album della band vedrà le stampe il 27 gennaio 2017 per l’etichetta Bananophono.

Registrato, mixato e masterizzato da Paolo Rossi presso “Studio Waves” a Pesaro nel febbraio 2016, rappresenta un punto di apertura del duo verso sonorità più orecchiabili e una maggiore maturità nell’arrangiamento e nella composizione dei brani.

Questo album” racconta la band “è sicuramente legato ai dischi  che ci hanno maggiormente influenzato fin dalla nascita, “…Like Clockwork” dei Queens Of The Stone Age, “AM” degli Arctic Monkeys e “Ecailles De Lune” di Alcest per fare degli esempi, ma non mancano echi musicalmente lontani e più recenti come “Squallor” di Fabri Fibra e un certo tipo di rap, non certo nelle sonorità, ma nella scelta di un linguaggio più diretto e asciutto in alcuni passaggi del disco”

Jumping the Shark traccia per traccia

Chitarra che strappa e qualche dose di falsetto nella molto aggressiva Dimmi quando verrai a casa, che apre con un certo fracasso il disco. Si prosegue in ambiente indie con Impulso, rapida e fragorosa, ma più aperta della precedente. C’è dell’acido fin dall’apertura in Vera Show, scelta anche come singolo e video.

Tratti autobiografici (pare) e andamento ondivago per Non Sei Diversa, ora tranquilla, ora veemente, ora saltellante. Andamento molto soffice e melodico quello di Marilù, ballata di metà disco dai toni notturni e intimi. Si torna a venti più tempestosi con F.F.I.C.R., breve e consistente. Ecco poi Shining, nessuna relazione con il capolavoro di Kubrick, anzi una certa morbidezza sparsa fino al finale.

Elena si appoggia in maniera maggiore alla chitarra, con uso dei cori a piani sovrapposti. Le radici territoriali trovano un riferimento in Love me in Pesaro, che titolo a parte suona però internazionale come e più delle altre canzoni del disco. Il finale psichedelico e molto allargato conferma l’impressione in pieno. Un po’ rumoristica e piuttosto dolce (o molto amara) Scomparire, che chiude il lavoro.

Originali e intraprendenti, i Jumping the Shark mettono insieme dieci tracce per lo più molto convincenti. I riferimenti soprattutto sonori alle band di riferimento sono evidenti, ma questo non significa che la personalità del duo pesarese ne risulti schiacciata o compressa.

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