Amondawa Cover copiaE’ uscito da poco Amondawa, l’esordio su distanza lunga del quartetto Blooming Iris: nati nel 2010, con alle spalle un ep (Field del 2012), i quattro mescolano rock analogico con le possibilità dei sample.

Il risultato è un album interessante, originale e fresco. Si parte con Spleen (quindi in teoria si parte un po’ tristi e spaesati, ma in realtà poi non sarà proprio così): il brano è costruito secondo un climax ben congegnato che parte pianissimo, con atmosfere quasi pop-soul di partenza, ma piano piano le strutture sonore della band cominciano a mostrarsi a un livello di complessità differente.

Gioca con le voci Same old blood, che si tratti di campioni, che si tratti di falsetto: il disegno è comunque teso a costruire un affresco non privo di raffinatezza.

Raw aumenta di qualche giro la frequenza del motore e di nuovo si accosta al pop, senza però rinunciare a spunti di originalità e di intensità.

Woodlack accentua l’utilizzo “evidente” dei sample e ammorbidisce i toni in modo piuttosto marcato. Be Spring gioca con i rumori e le sensazioni subacquee, finendo per raccontare la storia di una nascita.

A seguire arriva NIM, canto isolato tra vallate di percussioni, che per strada trova però il supporto degli strumenti: c’è una volontà creativa e di originalità piuttosto forte in ogni traccia del disco, e in questa in particolare.

Molto più convenzionale The Mirror Stage, un buon rock che suona per lo più “analogico” e che si concede qualche istante di semplicità in più rispetto ad altre tracce dell’album, senza peccare di mancanza di intensità.

Solipsist ritorna a proporre trame più intricate e strutture più stratificate, benché abbia anche qualcosa che ricorda un ritornello. A seguire lo strumentale NIM II, che nasce come remix di NIM ma prosegue con vita propria.

Chiude il disco la title track, Amondawa, che ritorna su temi piuttosto pop, anche se il fresco riff di chitarra trova un giusto contraltare nel lavoro di basso della seconda parte del brano.

Il disco è fresco e stimolante, non si perde in eccessivi intellettualismi ma nemmeno scende mai sotto il livello di guardia qualitativo. Anzi, la bi-valenza dei musicisti, dj ma anche abili in campo “analogico”, fornisce substrati molto interessanti a gran parte delle tracce.

L’esordio è di alto livello, guarda con tutta evidenza al mercato estero e ci sono possibilità che raccolga il giusto interesse. La capacità di proporre melodie di buon sapore ma senza per forza trasformarle in jingle è probabilmente la caratteristica da tenere maggiormente d’occhio in questi ragazzi.

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