Se su TraKs indicessimo un premio per il disco più stravagante del mese, o forse anche dell’anno (e non è detto che prima o poi…) indubbiamente La via della salute dei Fedora Saura avrebbe ottime possibilità di portarselo a casa.

“Casa” peraltro che, per la band, è piuttosto a nord: il gruppo infatti è originario del Canton Ticino, ma i paragoni che si possono fare stanno al di sotto del confine: è quasi ovvio pensare a Giorgio Gaber per il modo di cantare di Marko Miladinovic.

Ma anche per la teatralità delle canzoni e per il messaggio decisamente non allineato. Altri pezzi fanno pensare invece ai CCCP e ai CSI di Ferretti e Maroccolo, mentre tutto il contesto emerge come da un surrealismo che però non è affatto slegato dalla realtà contemporanea, tutt’altro.

Il gruppo dichiara di fare musica anti-cristiana e anti-capitalista, giusto per sgombrare il campo da dubbi, ma questo non significa che il disco sia infarcito di slogan.

La scarna Peso/Mondo (della civiltà civetta), costruita su un giro di basso e poco più a livello sonoro, apre il disco e la dimensione parallela in cui vivono i Fedora Saura: una dimensione in cui si può parlare di politica, seppure in modo stralunato, e in cui si usa un cantato alla Gaber e una musica con svariate parentele con quella dei CCCP/CSI.

In verità vi dico ha propaggini post-punk che possono rimandare ai Pixies, con insistenze di chitarra e con una voce femminile che si inserisce nel grande teatro costruito dalla band.

Con Soma pneumatico si passa al rock declamato: il tessuto sonoro è analogo a molti gruppi contemporanei o appena passati di rock alternativo, con qualche propensione per gli assoli in più. Il messaggio: “Europa/alzati!” invece è quanto mai politico.

Altro pezzo molto gaberiano è La natura (l’uomo per primo), che con un passo cadenzato e sonorità da pianobar parla di suicidi e ci spiega che l’evoluzione si è fermata quando un uomo la contemplò (probabilmente è vero).

Tenete buoni quei cani, accompagnata da un video surreale che abbiamo presentato nei giorni scorsi, si butta in territori più vicini al jazz, sia per la presenza dei fiati sia per qualche intermezzo di improvvisazione.

Si parte poi con le tre parti di Ex Europa Samba: di samba, a dire il vero, ce n’è poca. Mentre di surrealtà, come al solito, ce n’è parecchia. Dietro un riff insistito di chitarra si costruiscono tre pezzi che parlano di nuovo di Europa, di fumo e di umanità.

Continentale (artista visiva) mette insieme due concetti, diciamo così, non vicinissimi, come la deriva dei continenti e il problema di dichiarare la propria età in pubblico.

Si diceva che è inevitabile pensare a Gaber, ma con una differenza evidente: il signor G partiva dal particolare per salire al generale, raccontava dell’assurdità della vita moderna partendo dallo shampoo, delle contraddizioni della democrazia a cominciare dalla matita copiativa delle urne.

Qui invece lo sguardo parte subito da più in alto, la realtà politica è osservata attraverso lenti più filosofiche, anche se spesso èfiltrata attraverso l’assurdo, e in più i discorsi musicali sono tutt’altro che in secondo piano.

Chiaro che se le stravaganze in musica ci piacciono poco, è meglio girare molto al largo da qui. Ma se invece chi ci regala sorprese e ha svariati livelli di comprensione può interessarci, allora i Fedora Saura hanno molto da regalare.

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